Nella tana

Meloni alla Cgil, dopo i fischi strappa l'applauso

I fischi a Giorgia Meloni di pochi contestatori, al grido Bella ciao. Una platea guardinga, quella della Cgil, che regala però un applauso (timidino) alla premier quando la leader di Fratelli d'Italia ricorda l'assalto "ignobile" alla sede nazionale del sindacato a Roma. Sono i due picchi emozionali dello storico intervento della premier al Congresso della Cgil a Rimini, invitata dal segretario Maurizio Landini che ha chiesto al suo "popolo" un segno di rispetto: "Ascoltare per essere ascoltati". Così è stato: nessun clima di festa, ovviamente, ma nemmeno la temuta "fossa dei leoni" della vigilia.  

 

 

 

Quando la Meloni entra in sala dalla porta principale, i contestatori all'esterno sono solo i balneari. Quelli della minoranza Cgil sono già entrati, per poter tendere il loro piccolo agguato a favor di telecamera e davanti a compagni di sindacato: i 24 delegati guidati da Eliana Como di Radici del sindacato, nemici interni di Landini, come annunciato si alzano ed esco dalla sala con il classico pugno chiuso urlando l'immancabile Bella ciao, Bella ciao, Bella ciao ciao ciao. Al loro posto hanno lasciato dei peluche per denunciare la "strage di Stato di Cutro". "La mia presenza qui ha fatto discutere - esordisce la premier -, alcuni pensavano che non venissi per timore delle contestazioni e di essere fischiata: sono fischiata da 30 anni, sono Cavaliere al merito della materia. Non mi spaventa il contesto difficile". 

 

 

 

Il resto della sala però pieno e i delegati ascoltano la premier in silenzio. Il passaggio più condiviso del suo discorso è quando la Meloni esprime preoccupazione per "il ritorno alla violenza politica": "Lo abbiamo visto con l'ignobile assalto alla sede della Cgil", del 9 ottobre del 2021. Un riferimento che ha suscitato il primo e contenuto applauso.