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Elly Schlein, "ottimo". Smascherati i sindaci Pd: immigrazione, gioco sporco

domenica 16 aprile 2023

2' di lettura

"Un'ottima iniziativa". Elly Schlein non può che sorridere del documento firmato da sei sindaci contro la linea dura sull'immigrazione del governo confermata dal decreto Cutro. D'altronde, i sei sindaci "ribellI" sono tutti del suo stesso partito, il Pd: Roberto Gualtieri di Roma, Beppe Sala di Milano, Gaetano Manfredi di Napoli, Stefano Lo Russo di Torino, Matteo Lepore di Bologna e Dario Nardella di Firenze. Come sono di centrosinistra le uniche quattro regioni i cui governatori hanno deciso di non firmare l'intesa con il governo per l'applicazione dello stato di emergenza per l'immigrazione: Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Toscana

Secondo le voci che filtrano da ambienti vicini alla segretaria dem, la Schlein avrebbe definito l'iniziativa dei sindaci "molto puntuale, sull'analisi delle conseguenze nefaste delle scelte che contestiamo al governo". Una conferma, non necessaria ma significativa, di quanto la manovra degli "amministratori" sia in realtà molto politica. "Per distogliere l'attenzione dai problemi - aveva commentato sabato sempre la Schlein - questo governo ogni giorno se ne inventa una. L'ultima riguarda l'emergenza migranti che è un fenomeno strutturale e che non si risolve aprendo nuovi luoghi di detenzione per le persone più fragili poi magari sottoposte ad abuso di psicofarmaci". 

Intanto però la segretaria deve fare i conti con il fronte interno, che mal digerisce la deriva a sinistra del partito. A rappresentare la minoranza c'è il presidente Stefano Bonaccini, sconfitto alle primarie, che a Sky Tg24 rilancia: "Credo che gli elettori tutto vogliono, meno che litigiosità. Abbiamo il dovere di lavorare insieme, ricordando che ci sono sensibilità diverse nel Pd. La sensibilità che proviene dal mondo cattolico, ad esempio, o da un mondo che esprime la cultura popolare, va riconosciuta e non certamente messa in un angolo. Se una cultura prevale e schiaccia le altre il Pd rischia di non essere più quel grande contenitore plurale, riformista e progressista. A Schlein ho detto che dobbiamo garantire che quel pluralismo si esprima". 

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