Dopo la gaffe di Timmermans all’Europarlamento c’è da registrare un’uscita infelice della numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Mentre il vicepresidente olandese aveva ricattato gli europarlamentari- «se non votate per intero il Green deal niente via libera alle tecniche di evoluzione assistita per i vegetali» - la capa dell’Eurogoverno si è prodotta a sua volta in una gaffe parlando a Venezia, ad un evento organizzato dalla Biennale dedicato al nuovo Bauhaus. Un contesto informale che deve aver indotto la politica tedesca a uscire dal copione ufficiale. «Il nostro piano per la ripresa, Next Generation Eu», ha spiegato, «prevede 6 miliardi di euro per l’Italia, destinati a ridurre i rischi di inondazioni e frane. Per esempio, sarà ripristinato il letto del fiume Po, con interventi di rimozione del cemento e riattivazione del verde lungo le rive, per lasciare spazio alla natura. Dobbiamo fare della natura il nostro partner nella lotta contro i cambiamenti climatici». Peccato che la cementificazione dei corsi d’acqua riguardi soltanto marginalmente il più importante fiume italiano che può contare su argini in materiali naturali e bacini di laminazione sufficienti a sgonfiare le piene. I tratti in cui il Po scorre fra rive cementificate sono quelli in cui lambisce i grandi centri abitati, ad esempio Torino e Cremona. Ma non potrebbe essere altrimenti. Né è immaginabile che si possano sostituire i murazzi nel capoluogo piemontese - fatti di approdi, arcate e rimesse delle barche - con argini di terra. Men che meno ricoperti di vegetazione.