La sentenza di Catania
Migranti, Kelany e la mossa per ribaltare la sentenza del giudice Apostolico
Sette giorni fa è stato aperto, adesso è stato svuotato. Stiamo parlando del centro di trattenimento di Pozzallo per rifugiati richiedenti asilo: 4 migranti sono stati liberati dato che il decreto del governo è stato dichiarato illegittimo dal tribunale di Catania. Il ministro Matteo Piantedosi ha confermato l’intenzione di fare ricorso: “Dalla lettura degli atti e della decisione del giudice sono convinto che ci siano gli estremi per impugnare. Quindi impugneremo e siamo convinti che abbiamo ragioni da sostenere nel grado di giudizio successivo”.
“Questo - ha aggiunto il ministro dell’Intero - di certo non frena le nostre iniziative. Cercheremo di rimpatriare attraverso le procedure accelerate che sono previste dalle leggi nazionali ed europee, il trattenimento è solo uno strumento in più per questo tipo di procedure”. Dal suo canto Iolanda Apostolico, la giudice che non ha convalidato il trattenimento di tre tunisini al centro di Pozzallo, preferisce non farsi coinvolgere ulteriormente: “Non voglio entrare nella polemica - ha dichiarato all’Ansa - né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale”.
Da Fratelli d’Italia continuano a levarsi le proteste di Sara Kelany, responsabile del dipartimento immigrazione. “A Catania - ha sottolineato - è evidente che si sia consumato un ulteriore caso di decisione politica e ideologizzata. È gravissimo il fatto che chi abbia giudicato il caso sia persona che abbia manifestato sui social, poi chiusi ad orologeria, convinzioni politiche contro Salvini e a favore delle politiche immigrazioniste delle ong. Lo stesso giudice che afferma che il decreto immigrazione violerebbe la Costituzione, così sconfessando lo stesso Presidente della Repubblica che lo ha controfirmato, giudica in evidente violazione dell'art. 111 Cost., che impone che ogni processo si svolga di fronte ad un giudice terzo ed imparziale. Chiederemo lumi - ha chiosato la deputata meloniana - per comprendere se si siano travalicati i limiti fissati dalla Carta Costituzionale”.