Il governatore
De Luca silura il Pd: "Guidato da imbecilli, ho il triplo di voti della Schlein"
Allacciatevi le cinture di sicurezza, dirigenti del Pd. Perché Vincenzo De Luca, il governatore della Campania conosciuto ormai in tutto il mondo per la sua attitudine al dire le cose senza filtri, ha deciso che, a giorni, si metterà in viaggio. Non solo per la sua regione. Ma in tutta Italia. Per ridire quello che, l’altra sera, ha detto dal palco della Festa dell’Unità di Napoli, lanciando strali contro il Pd. O per meglio dire contro gli attuali dirigenti del Pd, definiti, in un crescendo decisamente deluchiano, «maleducati, imbecilli», gente che «non ha il voto nemmeno di sua madre». I suoi precisano che non intende fare una corrente e, men che meno, fare un altro partito o andarsene in un altro. «È dentro il Pd e rimarrà sempre dentro il Pd». Chi spera se ne vada, si rassegni. Resterà. Battagliando, da par suo.
L’oggetto di scontro, l’ultimo, è il terzo mandato in regione. Una possibilità che, teoricamente, sarebbe possibile. Perché è vero che una legge nazionale del 2004 prevede un limite a due mandati per i presidenti di regione. Ma è altrettanto vero che ciascuna regione può regolarsi in modo autonomo, votando una delibera che modifichi questo limite. Del resto, le eccezioni ci sono già: Roberto Formigoni, Luca Zaia, Vasco Errani. Tutti casi di presidenti che hanno fatto più di due mandati. Solo che, nel caso De Luca, il problema si chiama Elly Schlein: la segretaria del Pd ha detto di essere contraria al terzo mandato. In commissione Affari costituzionali, al Senato, se ne sta discutendo, per via di un emendamento presentato da Meinhard Durnwalder (Svp) al disegno di legge di FdI per reintrodurre l’elezione diretta dei presidenti di provincia. Emendamento che propone di concedere la possibilità di un terzo mandato ai sindaci.
La questione, però, almeno per i presidenti di Regione, è politica più che giuridica. De Luca ha una maggioranza schiacciante in consiglio regionale. Per cui, se volesse, potrebbe con enorme facilità votare una delibera che gli consenta di presentarsi per un terzo mandato. Il problema è che il suo partito non vuole. Ed è contro il Pd che, l’altra sera, De Luca si è scagliato. «Se avessimo tanti voti quanti maleducati sono passati per questa festa», ha detto il presidente campano, «saremmo il primo partito d’Europa». Ha, poi, rievocato una poesia di Trilussa, La lumachella della vanagloria, chiosando che «ci sono autentici imbecilli nel Pd che pensano di litigare con me per avere un titolo sui giornali». Il tutto mentre «dovremmo offrire un’alternativa al governo dell’Italia». Ma per farlo bisognerebbe essere il Pd «e non Lotta Continua che è un’altra cosa». Quanto a lui: «Il problema non è il terzo o il quarto o il quinto mandato. Il problema è Vincenzo De Luca, un uomo libero che non ha padroni. Questo perché tra la bandiera di partito e la verità scelgo la verità».
Ha ricordato di essere «il più votato d’Italia del Pd». Alle ultime regionali ha ottenuto il 70% dei voti. Il Pd alle Comunali di Napoli, il 12%. Ancora: «Chi vi sta parlando ha preso il triplo dei voti di quello che ha preso la Schlein. Non che mi aspetti che mi si dica grazie, ma perlomeno non mi rompete le scatole, fate perlomeno le persone educate». Mentre «nel Pd c’è un tasso altissimo di presunzione. Continuiamo a pensare di essere moralmente superiori agli altri e invece in molti casi siamo presuntuosi e inconcludenti. Ci sono dirigenti di partito che passano il loro tempo a organizzare le loro correnti». Quanto a lui, «del sostegno di quelli di Roma non me ne fotte niente. Mi fate schifo. Io punto al rispetto dei cittadini, se mi vota il 70% dei cittadini è perché evidentemente pensano che possa risolvere qualche problema». Mentre «vi sono esponenti del Pd che hanno 7 legislature e che stanno al governo da 10 anni senza fare niente».