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Francesco Talò a Mario Sechi: "Ecco perché mi dimetto"

di Mario Sechi sabato 4 novembre 2023

7' di lettura

Francesco Talò, classe 1958, ambasciatore di lungo corso, è un uomo colto, sottile, con il guizzo dell’ironia. In un paese dove pochi trovano coraggio e il senso del dovere è una pagliuzza d’oro nel fiume, si è dimesso dall’incarico di responsabile dell’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi. È la storia di una telefonata e di un intrigo internazionale. Ambasciatore Francesco 

Talò, cominciamo dal fatto, la telefonata, che cosa è successo?
«Prima di tutto il contesto: sappiamo la priorità attribuita all’Africa dal governo Meloni. È un impegno che si traduce in un enorme sforzo, portato avanti ovviamente soprattutto dall’Ufficio del Consigliere diplomatico, ci crediamo perché pensiamo che sia urgente affrontare insieme le tante sfide e le opportunità che vengono dall’Africa, l’immigrazione, l’energia, il cambiamento climatico, la sicurezza, l’instabilità. Sono tutti temi che s’intrecciano. E quindi a settembre eravamo impegnati a lavorare per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che è la grande occasione in cui si incontrano i leader di tutto il mondo e per noi era utile incontrare gli africani. Un impegno portato avanti con grande passione e competenza dalla collega responsabile per l’ONU e l’Africa. E infatti la partecipazione di Meloni il 19 e il 20 settembre è stata molto focalizzata sugli incontri con i leader africani e sul suo discorso all’assemblea generale. E quindi lì si inserisce una telefonata con un esponente significativo come il presidente della Commissione dell’Unione Africana».

Era una telefonata programmata?
«L’interlocutore era interessante. Abbiamo ricevuto una mail proveniente da un indirizzo plausibile e quindi si è svolta la telefonata con i suoi normali preparativi. Nella conversazione il presidente del Consiglio ha dimostrato una perfetta coerenza tra il suo pensiero ben conosciuto e le cose che ha detto. Questo è l’episodio, è adesso evidente che la gestione dell’episodio avrebbe potuto essere migliore, perché altrimenti non saremmo caduti nell’inganno. Un inganno che ci accomuna a tanti leader illustri, dotati di importanti apparati, strutture che li assistono, paesi che dedicano alla sicurezza una notevolissima attenzione. Non deve succedere, ma è successo. Per questo io ho ritenuto giusto assumermi la responsabilità per non aver effettuato quelle verifiche supplementari che sarebbero state opportune, sia pure in un contesto di grande impegno, di sovraccarico di lavoro del mio ufficio e di plausibilità del messaggio ricevuto. La vicenda ha suscitato uno scalpore che credo non si sia verificato in casi analoghi altrove e così ho ritenuto di dover rassegnare le mie dimissioni, anche perché spero che questo possa contribuire a continuare quel percorso avviato con il presidente del Consiglio che ha portato tanti importanti successi alla politica estera italiana in questo scorso anno, risultati che sono riconosciuti dall’opinione pubblica e soprattutto nel mondo. Meloni è diventata rapidamente una protagonista nella scena politica europea e internazionale, grazie alla sua competenza, capacità di interloquire con i leader mondiali, grazie all’impegno profuso insieme intorno a alcune linee di azione su tutti i principali temi dell’attualità internazionale, abbiamo avuto sfide senza precedenti che si sono cumulate l’una con l’altra, un intreccio davvero terribile, a partire dalla guerra in Ucraina e ora al conflitto in Medio Oriente».

Ambasciatore, lei ha quindi scelto le dimissioni per aiutare tutti a superare questa fase?
«È una questione di coerenza, è il mio modo di essere, io credo sempre opportuno assumersi le proprie responsabilità. Capisco che non sia molto comune, ma è un mio modo di essere. Penso di essere stato coerente, io prima di 40 annidi carriera diplomatica, sono stato ufficiale dei carabinieri, questa è un’esperienza che mi è rimasta per sempre, anche perché viene da una tradizione di famiglia. E questo senso del dovere, del sacrificio, del sentirsi sempre in obbligo nei confronti dello Stato, della nazione, fa parte della mia natura».

Si aspettava un’azione di disturbo del Cremlino?
«Sappiamo che c’è un’attenzione della Russia nei confronti dei paesi occidentali, soprattutto su una nazione come l’Italia che è impegnata con coerenza, con un ruolo importante, a fianco dell’Ucraina nella resistenza all’aggressione. È una cosa di cui non ci si può sorprendere, dobbiamo quindi continuare coerentemente con questo impegno. Corrisponde ai nostri valori e interessi, è la politica che abbiamo portato avanti, lo ha detto chiaramente Meloni in quella telefonata e corrisponde alle mie convinzioni profonde. Io ero ambasciatore alla Nato nei giorni dell’aggressione, nel febbraio del 2022, ho vissuto in diretta quelle giornate, non posso dimenticare quell’impegno corale dell’Alleanza nella quale l’Italia ha un ruolo fondamentale».

Siamo attrezzati per fronteggiare la guerra ibrida della Russia, la “disinformatia”, un classico del loro repertorio?
«È una sfida quotidiana, non si è mai attrezzati alla perfezione, la perfezione non esiste, questo ci deve indurre a sforzarci sempre di più. Siamo consapevoli, è un tema discusso ampiamente nella Nato, nell’Unione europea e in Italia, dobbiamo avere gli occhi aperti e convincerci delle nostre opinioni, per capire come possono essere a rischio di disinformazione e distorsione della verità. E non oso pensare a cosa potrebbe succedere un giorno con l’applicazione dell’intelligenza artificiale, che può portare al rischio supremo dell’ambiguità, la non distinzione tra ciò che è vero e ciò che è falso».

Cosa le ha detto Giorgia Meloni?
«Abbiamo ricordato il lavoro fatto nel corso di questo anno insieme, questo mi ha confortato. È consapevole del nostro impegno, il mio e dell’ufficio diplomatico, un impegno senza precedenti. Chi fa tanto una volta può sbagliare, non dovrebbe succedere, ma è successo».

Da quando è nella carriera diplomatica?
«L’anno prossimo sono 40 anni, andrò in pensione tra pochi mesi, sono diventato ambasciatore nel 2017. Ho iniziato il mio lavoro alla Farnesina nel 1984, in uno scenario completamente diverso, ero al servizio stampa, il ministro degli Esteri era Giulio Andreotti, c’era la Cortina di Ferro, c’era Leonid Breznev, non potevamo neanche lontanamente immaginare tutto quello che sarebbe successo: la caduta del muro, la fine dell’Unione Sovietica, la riunificazione della Germania, ho vissuto anni entusiasmanti».

Un ricordo della vita in una delle sue sedi estere?
«Dopo il servizio stampa alla Farnesina, sono andato in Giappone. E con mia moglie abbiamo iniziato una vita, quella di due giovani con una bambina che aveva tre settimane – la mia seconda figlia è nata a Tokyo – e quel paese allora era davvero lontano (non c’era neanche il volo diretto), un luogo affascinante, in pieno boom economico, abbiamo vissuto la morte del grande imperatore Hirohito, il Giappone aveva tutto il fascino dell’Oriente ma con una grande modernità occidentale e quella cortesia particolare».

Quanto le pesa questa vicenda in finale di carriera?
«Ho trascorso un anno importante, con tanti successi della politica estera italiana, è una enorme soddisfazione aver contributo con la mia squadra. E poi ci sarà un futuro».

Le mancheranno i colloqui con Jake Sullivan, di cui è diventato buon amico?
«Mi mancheranno quelli con tutti i colleghi, ho conosciuto persone straordinarie. Questo è uno dei privilegi del nostro lavoro, entrare a contatto con personalità uniche al mondo, in tanti settori. Penso alla giornata di ieri, alla conferenza dedicata all’intelligenza artificiale organizzata dal primo ministro britannico Rishi Sunak, a Bletchley Park, nel Regno Unito, un luogo dove durante la Seconda guerra mondiale Turing svelò i codici cifrati della Germania di Hitler. Ho ascoltato dei colloqui affascinanti tra alcuni leader, persone che stanno facendo una rivoluzione epocale». 

Torniamo alla Russia: quei due non erano dei comici ovviamente. 
«Erano... “dual use”, erano dei comici che fanno comodo a qualcuno». 

Fare quello che hanno fatto non è facile. 
«Per farlo tante volte a tanti interlocutori importanti ci vuole grande abilità e una buona organizzazione». 

E bisogna conoscere l’agenda.
«Bisogna capire le priorità degli altri. Per noi in quel momento era l’Africa. E hanno trovato l’esca buona». 

Cosa la preoccupa di più in questo scenario? 
«Il fatto che non si riesca a comprendere che c’è un interesse comune: l’interesse a una pace giusta, che deve rispettare il diritto internazionale e quindi la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. È nell’interesse di tutti, anche del popolo russo, che sono sicuro vuole vivere in pace. Bisogna che questo succeda per l’Europa, per la sicurezza europea e per il mondo. Non dimentichiamo che tutti i teatri sono collegati. La nostra politica estera mette insieme i vari settori della scacchiera, la presidente Meloni è stata definita da una rivista americana “la regina degli scacchi”, perché ha la capacità di guardare l’insieme, tutti i teatri. È fondamentale come fa l’Italia impegnarsi nell’ambito euro-atlantico per l’Ucraina, ma bisogna tenere conto che l’esito della guerra avrà un impatto nell’Indo-Pacifico, dove siamo sempre più impegnati (ricordo tra l’altro le nostre due visite in India) e poi in Africa e nel Mediterraneo, e così si chiude il cerchio. L’Italia in questo scenario è un ponte tra l’Oriente, il Medio Oriente, il Mediterraneo e l’Africa». 

Che cosa si rimprovera? 
«Mi rimprovero di più le cose che non ho fatto. Nonostante si dica che io sono un iper-attivo, anche un po’ pedante. Penso che i peccati di omissione siano più gravi di quelli d’azione». 

Ha dei consigli per il suo successore? 
«Avrà la stessa guida che ho avuto io, dovrà continuare a correre su dei binari già tracciati, consiglio di continuare a farlo avendo visione, impegnandosi, essendo appassionato del suo lavoro, con interesse e curiosità. Troverà colleghi straordinari con i quali condividere le sue fatiche». 

E dovrà ricontrollare tutte le telefonate.
«Su quello sono tranquillo, farà altri errori, come tutti noi, ma quello no, non lo farà».

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