Altro che fascismo

Acca Larenzia, il Pd e i progressisti parlano come Putin

Andrea Tempestini

Compagni, attenzione a straparlare di fascismo e di fantomatici rischi democratici: si finisce col ridursi a brutta copia dello Zar. Già, Pd e progressisti come Vladimir Putin

Il punto è che su Rossiya 1, principale canale televisivo del regime russo, nella fascia di massimo ascolto sono stati mostrati i saluti romani ad Acca Larentia. A commentare il cosiddetto “appello” Olga Skabeyeva, giornalista di punta del Cremlino e pasdaran del putinismo. 

 

 

«La situazione a Roma è questa: militanti italiani di destra hanno onorato la memoria di tre loro fratelli di sangue neofascisti. Non solo con il saluto romano, ma con l’ovvio e per nulla nascosto Sieg Heil. È degno di nota che tutto questo accade vicino all’ex quartier generale di un partito neofascista, il Movimento Sociale Italiano, che si è poi trasformato in Fratelli d’Italia, partito di cui il premier italiano, Giorgia Meloni, è leader». Dopo le premesse, le iperboliche conclusioni: «Proprio davanti ai nostri occhi l’Europa sta tornando alle sue radici e origini, ossia al nazifascismo».

Bene, al netto della forzatura sul Sieg Heil, cha ad Acca Larentia non si è sentito, potreste copiare e incollare le parole della Skabaeyeva per attribuirle – sarebbe difficile individuare il falso – ad Elly Schlein («Meloni ostaggio del suo passato»), a Nicola Fratoianni («Indecente manifestazione fascista, questa è l'Italia di Meloni»), a Sandro Ruotolo («Che dice il premier Giorgia Meloni?») e a Roberto Saviano (le braccia tese «in coerente continuità con la trasformazione autoritaria del nostro Paese»). Giusto qualche esempio, l’elenco potrebbe riempire pagine.

 

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Lo schema della tv di Putin e della sinistra, in definitiva, è identico: attaccare il nemico (in Russia l’Occidente, alle nostre latitudini Meloni) agitando lo spauracchio di svastiche e fasci littori. Attribuendo responsabilità inesistenti. In definitiva coltivando la propria ossessione. A Putin, però, va riconosciuta almeno la coerenza nello spacciare menzogne: parlava di «denazificare l’Ucraina» il 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione, e continua a farlo tutt’oggi. La sinistra in generale e il Pd in particolare hanno sempre – e logicamente – derubricato a pantomima la «denazificazione» ordinata dallo Zar: trattasi di mero massacro. Eppure ora su Acca Larentia le narrazioni – di Mosca e di quel Pd che, vedi un po’, si è appena spaccato in aula sugli aiuti a Kiev – coincidono. Noi ci limitiamo a registrarlo.