Giuseppe Conte ha terminato il suo round contro Giorgia Meloni nella disputa sul Mes finita al Giurì d'onore. L'ex presidente del Consiglio in cerca di consensi nei sondaggi in vista del voto per le Europee del 2024, di fatto ha voluto che la questione finisse al Giurì d'onore per mettere in scena un evento mediatico che però, molto probabilmente non servirà allo scopo, ovvero quello di colpire il premier Giorgia Meloni. E così è terminata in un’ora e mezza l’audizione di Conte davanti al Giurì d’onore della Camera presieduto da Giorgio Mulè di FI, domani sarà la volta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni poi il giurì riferirà in Aula, a quanto si apprende, entro il 9 febbraio.
Il giurì è stato richiesto dal presidente del M5S per le dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Aula sul Mes. All’appuntamento di oggi Conte, goloso di show buoni per racimolare consensi, si è presentato con numerosi fascicoli, "una montagna di documenti, un centinaio di pagine" almeno, si apprende, utilizzati nel corso dell’audizione. Non è previsto, va ricordato questo passaggio, che il giurì proponga o commini sanzioni, prerogativa quest’ultima che spetta comunque all’Ufficio di presidenza, ma è chiamato a svolgere un’istruttoria sui fatti oggetto della controversia, sentendo i diretti interessati, e quindi a sottoporre le proprie conclusioni all’Aula, che si limita a prenderne atto.
Presieduto da Giorgio Mulè (FI), segretario della commissione speciale è Fabrizio Cecchetti (Lega), membri Alessandro Colucci (Nm), Stefano Vaccari (Pd), Filiberto Zaratti (Avs). Dopo le dichiarazioni del premier, previste per domani, il giurì riferirà in aula nella prima decade del prossimo mese.
Al tremine dell'incontro, le parole dell'ex premier: "Mi rimetto alle valutazioni che faranno i colleghi deputati" del giurì d'onore di Montecitorio, "verso i quali ho pieno rispetto, piena fiducia. Che facciano le loro valutazioni", ha premesso Conte. E ancora, intercettato dai cronisti davanti alla Camera, sulla sua audizione ha ribadito di averla voluta per "accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni", ha concluso il leader grillino.