Faida continua

Pd, rissa al congresso dei giovani: "Il 15% delle tessere è falso"

Pietro De Leo

Niente da fare. Il Pd è sempre in modalità riunione di condominio. Sul “partito adulto” ormai è un’abitudine, ma il brutto è che anche nel movimento giovanile la situazione non è per nulla rosea. L’altroieri, per esempio, la Stampa ha scritto di un’impasse sul regolamento del congresso nazionale del vivaio dem. Un argomento, raccontava il quotidiano torinese, affrontato di recente anche da Massimo D’Alema: «se fossi in voi-aveva detto durante un incontro a dei giovani militanti- io mi incazzerei, io a 28 anni ero già in direzione nazionale, a voi non fanno fare neanche il congresso».

Il tema è capillare. Lo scorso fine settimana, gli juniores hanno svolto il congresso regionale in Sicilia, eleggendo un consigliere comunale di Enna, Marco Greco. E si è aperto un mini vaso di Pandora. Alcuni iscritti di Agrigento, Palermo, Trapani, Caltanissetta, Messina, Catania, Siracusa contestano l’esito dell’assise, appoggiandosi a una delibera della commissione nazionale di garanzia del partito. Un provvedimento, scrivono i giovani ribelli, il quale «fa emergere tutto ciò che da settembre 2023 denunciamo: dal tesseramento online risultano 120 iscrizioni anomale alla giovanile, quasi il 15%. A queste si sommeranno le cartacee, non controllate e in cui sembra ci siano tantissime ulteriori irregolarità».  Secondo questo gruppo di iscritti, non è stato rispettato quel che la delibera diceva di fare prima di indire il congresso. Ad appoggiarli, poi, anche un deputato regionale, Tiziano Spada. Il neosegretario, però, non bada alle critiche, che derubrica a «notizie prive di fondamento veicolate strumentalmente. So soltanto che l’unione regionale dei Giovani democratici è unita, ha celebrato oltre 50 momenti congressuali molto partecipati in cui il documento politico è stato votato all’unanimità. In un’organizzazione di oltre 2mila iscritti, è fisiologico che ci sia una piccola minoranza».

 


Però la polemica si allarga. Interviene anche Paolo Romano, consigliere regionale lombardo e candidato al congresso nazionale. Che va giù duro: in Sicilia, dice, «andrebbe annullato tutto». Finito? No. Perché i segretari di sette federazioni provinciali si dicono «sconcertati dall’indegno tentativo di sovvertire l’esito del congresso regionale». E quanto alla nota dei ribelli, ne sminuiscono la rappresentatività: «troviamo strumentale la scelta comunicativa di firmare le critiche al congresso con gli ‘iscritti delle federazioni di’ fingendo di rappresentare intere federazioni che sono state invece unanimi sul percorso congressuale». 

Arriva poi il “soccorso romano” ai siciliani, ad opera di due esponenti del giovanile della capitale: «È lampante l’esempio del congresso dei Giovani democratici della Sicilia che, dopo il ricorso in commissione garanzia e la convocazione, si è provato ad annullare poche ore prima, ma la passione e la determinazione dei Giovani siciliani hanno avuto la meglio e finalmente i Giovani dem posso tornare a far politica». Abbiamo risparmiato al lettore i dettagli procedurali. Basti considerare che la politica giovanile dovrebbe essere il respiro delle idee e degli ideali. Nessuno nega che i protagonisti di questo duello li abbiano. Ma di certo stanno sullo sfondo, e molto, rispetto alla battaglia sulle norme e alle recriminazioni formali. Un contagio di quella malattia, ben nota, che il Pd “dei grandi” manifesta ogniqualvolta deve darsi un leader.