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Cremona, merenda vietata a scuola perché c'è il Ramdan

Arturo Bandini
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Dopo Pioltello, i suoi piccoli alunni islamici e la fine rocambolesca dell’annesso Ramadan, ecco che scoppia il caso Soresina. Dove la merenda è all’improvviso vietata. Accade che nel succitato paesello in provincia di Cremona la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Bertesi (scuola materna, primaria e media inferiore) abbia inviato una circolare al corpo docente «con le linee guida da attuare durante il periodo del Ramadan con particolari attenzioni e trattamenti di favore per gli alunni islamici». La storia si ripete, in nome del politically correct. Nel testo, come evidenziato dalla Lega della sezione di Soresina, ci sono numerosi passaggi che lasciano sbigottiti. Si chiede di «dimostrare sensibilità culturale e religiosa», di «essere Il sostegno emotivo è importante, seppur soggetto a varie interpretazioni.

LA “SOTTOMISSIONE”
Inoltre sono evidenziate indicazioni anche sulle interrogazioni e sulle verifiche per favorire gli studenti musulmani in questo periodo. Si segnala anche di promuovere «momenti in aula dove le alunne e gli alunni che osservano il Ramadan possano spiegare questo mese ai compagni e alle compagne non musulmani». Insomma un compendio di messaggi di rara «sottomissione» in stile Michel Houellebecq alle comunità islamiche in una scuola italiana. «Dopo la chiusura della scuola di Pioltello per il fine Ramadan, un nuovo segnale preoccupante di islamizzazione negli istituti scolastici» commenta Silvia Sardone, eurodeputata della Lega, tra le prima ad averne data notizia. «Mi chiedo se sia normale dover trascrivere delle circolari di questo tipo per una festa religiosa che non fa parte della nostra cultura» aggiunge l’europarlamentare. «Perché la scuola invece di educare gli studenti si concentra a messaggi di integrazione al contrario, in cui in pratica siamo noi a dover assimilare tradizioni che non fanno parte della nostra storia. Perché poi gli studenti di un’altra fede dovrebbero avere trattamenti di favore penalizzando quindi gli alunni non musulmani? Perché invece non c’è un sostegno alle famiglie affinchè si impegnino a mandare a scuola i propri figli in buona condizione di salute?».

 

 

Il pensiero e le articolate domande della Sardone non appartengono soltanto al partito di Salvini. Le disposizioni della circolare, in effetti, sono spiazzanti. «Si parte – fanno sapere sempre il capogruppo della Lega in consiglio comunale Andrea Ferrari e la consigliera Alice Ferrari – dal considerare che gli alunni di fede islamica osservanti il digiuno potrebbero frequentare le lezioni stanchi e senza energie, cosa che consiglierebbe, secondo la dirigente, di concedere momenti di riposo supplementare, evitare interrogazioni e verifiche in certe ore della giornata e nei giorni clou del mese di digiuno, ed esentare a richiesta gli alunni dall’attività di educazione fisica». Si arriva- aggiungono i politici - a indicazioni meramente religiose che prevedano, ad esempio, che «durante la giornata scolastica vi siano opportunità per i momenti di preghiera e di riflessione», e «momenti in aula dove gli alunni che osservano il Ramadan possano spiegare questo mese ai compagni e alle compagne non musulmani».

 

 

FUTURI CITTADINI
Ora, secondo gran parte dei genitori degli studenti e gran parte della cittadinanza «il dovere della scuola sarebbe preparare adeguatamente gli studenti a diventare nel loro futuro buoni cittadini», rispettosi della legge e in grado di essere autonomi nella vita sociale e lavorativa. Tutti allo stesso modo, siano essi cristiani, musulmani, di altro credo oppure atei. «A tal proposito è bene ricordare che l’Islam impone il digiuno in Ramadan solo agli adulti in buona condizione fisica, e ne sono escluse le bambine, i bambini, le ragazze e i ragazzi in età scolare», aggiungono i due consiglieri Ferrari. All’indomani della vicenda si chiede un cambio di rotta da parte della dirigente scolastica, ma anche una presa di distanze da parte dell’amministrazione comunale di Soresina. Certo, è straniante il passaggio in cui la dirigente invita gli studenti a non consumare cibi e bevande in punti della scuola dove i compagni musulmani possano vederli, «come segno di rispetto per coloro che stanno osservando il digiuno».

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