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Ue, la ricetta di Romano Prodi: "Voto a maggioranza, meno sovranità"

giovedì 11 luglio 2024

 Romano Prodi

2' di lettura

"Fino a quando non la finiremo con l’unanimità, avremo sempre degli Orbán in casa, che approfittano della nostra follia": Romano Prodi, intervistato dal Corriere della Sera, ha commentato così gli ultimi viaggi del premier ungherese a Kiev, Mosca e Pechino per trattare sulla fine della guerra in Ucraina. Orban, alla guida del Consiglio europeo per i prossimi sei mesi, è andato però in "missione" senza alcun mandato. Cosa che ha fatto storcere il naso agli altri Stati membri dell'Unione. E secondo l'ex premier, la colpa di tutto questo è delle "regole folli" presenti in Europa. 

"La regola dell’unanimità e la presidenza a rotazione appartengono al postmoderno - ha sottolineato Prodi -. Oggi ne paghiamo le conseguenze: quello è il presidente e fa gli affari suoi. È una cosa orrenda, non è democrazia. Orbán usa il ruolo e il potere che gli abbiamo dato per andare in giro a dire le cose che ha sempre detto e che sono in totale rottura con l’Europa. Ma la colpa è nostra". Secondo l'ex premier, le cose da affrontare sono "voto a maggioranza, difesa comune, atteggiamento francese sull’arma nucleare e seggio all’Onu, aumento del bilancio europeo, completamento del mercato unico". E ancora: "Ma ci rendiamo conto che discutiamo sul 2% delle spese per la difesa, senza realizzare un’industria e un esercito comuni?". Per Prodi, "ci dovremo arrivare al voto a maggioranza, magari a cerchi concentrici, come si è fatto con l’euro. Certo qui urtiamo contro i muri della sovranità. Ma non sono pessimista. L a scelta è tra essere europei eterodipendenti o europei con un minimo di autonomia strategica". 

Parlando del voto in Francia, invece, Prodi ha spiegato: "Macron dice una cosa molto semplice: quando c’è una proposta estrema, pro o contro l’Europa, pro o contro l’estrema destra, la maggioranza vota per l’Europa e contro l’estrema destra. Da questo punto di vista Macron ha vinto la sua scommessa, ma io continuo a pensare che avrebbe fatto meglio a non farla. È stato un apprendista stregone, il secondo round ha di molto ridimensionato il suo ruolo". 

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