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Khelif, Zanella di Avs la spara: "Il ministro dello Sport doveva evitare alla Carini l'umiliazione sul ring"

Daniele Dell'Orco
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Viste le polemiche, globali, della vigilia, mezzo mondo ieri era sintonizzato con Parigi sul match di pugilato tra la nostra Angela Carini e l'algerina intersex Imane Khelif. Non era certo difficile immaginare che, ancor prima del gong e dei 46 secondi di durata dell’incontro, la sinistra italiana avesse già scelto di tenere per la boxeur maghrebina. Tanto più che, dopo il dramma sportivo e umano che si è consumato dentro le corde, e le martellate scagliate da Khelif sul volto della 25enne napoletana, convincendola che sarebbe stato più saggio ritirarsi, il fronte progressista sceglie di picchiare ancora più duro. Puntando forte sulla parolina magica, “inclusione”, alla base di qualsiasi teoria gender, e addirittura delegittimando Carini che, scevra da ogni calcolo politico, non sarà stata certo entusiasta di rinunciare in questo modo al sogno olimpico.

Ma, per la sinistra, la colpa è sua. Visto il silenzio tombale del segretario Pd Elly Schlein, Laura Boldrini si è fatta portavoce dei dem. Pur non avendo probabilmente mai praticato uno sport di contatto in vita sua, la paladina dell'ultrafemminismo a “L’Aria che Tira” su La7 ha sostanzialmente dato della “femminuccia” a Carini: «Le ha fatto male? È ovvio che faccia male, è boxe, che si aspetta?». E poi: «Khelif ha perso molti incontri, non ha sempre vinto. Su 14 ne ha vinti 9 e 5 ne ha persi, Non è imbattibile. Invece di ritirarsi immediatamente la nostra atleta poteva provare a vincere». Femminuccia e pure scarsa, quindi. Infine, l’attacco al governo, teorizzando qualche surreale “pressione dall’alto” su Carini per ritirarsi, e contestando le dichiarazioni del premier Giorgia Meloni: «A che titolo pensa di poter decidere chi può e chi non può gareggiare alle Olimpiadi?».

 

 

 

A darle manforte, il collega di partito Mauro Berruto, che incolpa la destra di aver creato pressioni intorno a Carini: «Angela è salita sul ring con un menhir sulle spalle. Il governo le chieda scusa». Dello stesso tenore le dichiarazioni di Riccardo Magi segretario di +Europa: «Le fake news degli esponenti del governo mandano K.O. il buonsenso e la civiltà». Peccato che, almeno fuori dai confini italiani, praticamente tutti abbiano visto una scena assolutamente barbara. Ben più esplicita Vladimir Luxuria, per la quale è probabile che anche «il pugno dell’atleta algerina sia stato caricato da tutto lo stress e dalle frustrazioni» e «probabilmente anche Angela ha subito tantissime pressioni». Quindi, le questioni sacrosante sollevate sulla regolarità del match si sarebbero tradotte dal lato di Khelif in destri tonanti, da quello di Carini con la resa. Se la prende con le pressioni anche Gaynet, che in una nota incolpa la destra: «Hanno fatto credere a Carini di combattere con Hulk».

Parla di “umiliazione” Luana Zanella di Alleanza Verdi-Sinistra che, stranamente, critica la scelta del Cio di far partecipazione alle gare femminili atlete con livelli ormonali inadeguati. Poi, però, incolpa Meloni e il Ministro dello Sport Abodi per non essere intervenuti «in modo risoluto e tempestivo per evitare l’umiliazione di Angela Carini sul ring», con accuse al centrodestra di «voler fare di Angela una bandiera». La senatrice Alessandra Maiorino del M5S, si dà invece alla biologia: «La divisione manichea uomo/donna, maschio/femmina come coppia di opposti predicata dalla destra non esiste. Tra i due opposti, maschio e femmina, esistono infinite varietà e variazioni, e non sono ideologia, sono previste dalla natura umana. E Imane Khelif è evidentemente una di queste variazioni. Queste persone non solo esistono ma hanno diritto di esistere anche dal punto di vista normativo e delle competizioni sportive».

 

 

 

Inclusione, cioè, viene prima di sportività. «Dal punto di vista fisico può avere un lieve vantaggio, è innegabile», ammette candidamente Manlio Converti, psichiatra e presidente di Amigay, associazione di medici e professionisti della sanità arcobaleno - Ma è altrettanto innegabile che le persone intersex e transgender esistono. E hanno diritto di fare sport e gareggiare a qualsiasi livello. È molto più importante garantire a chiunque la partecipazione. Più che criteri di esclusione dobbiamo inventarci dei criteri di inclusione. L’alternativa è creare medaglie per ogni differenza di genere e per ogni etnia perché c’è una “gradazione” cromosomica e ormonale che avvantaggia, rispetto allo sport alcune etnie». Spopola infine, tra gli anti-italiani, il post social con il fotone della pugile canadese Kallie Harrington, che a Tokyo 2020 sconfisse Imane Kalif. Tra questi, anche Roberto Salis, papà di Ilaria. Secondo costoro, siccome qualche altra atleta, donna, sia riuscita a fare l’impresa, allora Carini, anziché sollevare una questione, dovrebbe darsi all’ippica.

 

 

 

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