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Carlo Calenda scaricato da tutti perde la testa: "Senza etica! Senza onore!"

Tommaso Montesano
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Carlo Calenda non si tiene più. L’addìo del trio Mariastella Gelmini-Mara Carfagna-Giusy Versace, che la prossima settimana ufficializzeranno il passaggio a Noi Moderati, ha scosso assai il leader di Azione. Sono giorni che l’ex ministro attacca nel nome della “questione morale”. «È tutta gente che avevamo raccolto in una fase delicata della loro vita professionale (...), se ne sono andati dall’opposizione alla maggioranza.

Se non è un tradimento popolare questo...», aveva detto a caldo il giorno dopo la notizia dello strappo delle tre parlamentari, fiore all’occhiello delle liste per le Politiche del 2022. Parole ruvide dettate dalla rabbia di dover fare i conti, a distanza di pochi giorni, con nuove uscite (il 16 settembre era stata formalizzata l’adesione di Enrico Costa, altro pezzo da novanta di Azione, al gruppo di Forza Italia).

 

 

«BASTA INSULTI»

Ieri Carfagna-Gelmini-Versace hanno incontrato Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati. E il matrimonio per rafforzare il «centro del centrodestra», come dice il senatore Antonio De Poli, è prossimo. «Ci rivedremo nei prossimi giorni per delineare un percorso», ha confermato, commentando con i suoi referenti locali, la stessa Gelmini. Così ieri, ospite de La7 a L’aria che tira, Calenda è tornato alla carica più livido che mai: «Il loro comportamento dimostra la mancanza di etica pubblica e senso dell’onore. Queste due persone (il riferimento è solo a Carfagna e Gelmini, ndr) sono state elette da cittadini che hanno votato Azione per stare all’opposizione, è un tradimento del mandato elettorale». Detto da chi, all’inizio della legislatura, guidava i gruppi parlamentari dove sedeva il maggior numero di deputati e senatori che avevano cambiato casacca nel quinquennio precedente (12 a Montecitorio e sette a Palazzo Madama), fa effetto.

Tant’è: quello che a settembre 2022 aveva l’ambizione di essere considerato il “terzo polo”, con 21 seggi alla Camera e nove al Senato, oggi conta 11 deputati (al lordo dell’uscita di Carfagna) e quattro senatori che però siedono nel “gruppo misto”. Di questi quattro, uno è Calenda, gli altri due sono appunto Gelmini e Versace e l’ultimo è Marco Lombardo, che ha confermato fedeltà al leader. Fatto sta che le parole di Calenda hanno fatto scattare la reazione di Italia Viva. Il partito di Matteo Renzi, un altro con cui il leader di Azione continua a utilizzare una prosa moraleggiante («ho commesso degli errori, uno dei quali fare un’operazione con chi sapevo essere poco affidabile», altra invettiva di ieri), non si è lasciato scappare l’occasione per solidarizzare con le tre fuoriuscite denunciando i «volgarissimi insulti» di Calenda.

A proposito di Iv: il primo smottamento Carlo l’ha subito proprio a causa di Matteo, visto che il 20 novembre dello scorso anno, alla Camera, hanno lasciato baracca e burattini i nove deputati renziani. Da lì in poi è stata un’agonia: il 14 maggio se n’è andato Giuseppe Castiglione (in Fi) e il 16 settembre Costa. Unico movimento in entrata, l’arrivo di Federica Onori dal M5S. Quanto al Senato, la rottura con Renzi ha costretto Calenda a rifugiarsi nel Misto in compagnia dei senatori a vitae di Avs. E tra uno smottamento e l’altro nel curriculum del leader di Azione c’è anche il flop alle Europee, dove il 3,3% incassato non è stato sufficiente per eleggere un rappresentante a Strasburgo.

LE ALTRE FUGHE

Per non parlare del “fuggi fuggi” a livello locale. In Emilia Romagna hanno lasciato il gruppo regionale Giulia Pigoni e Naike Gruppioni (approdate in Italia viva); in Campania ha fatto lo stesso Raffaele Pisacane (per andare in Fi); a Genova ha mollato Azione il consigliere municipale Federico Giacobbe. Un capitolo a parte lo merita Roma: quattro giorni fa il consigliere capitolino Francesco Carpano ha salutato e si è accasato, anche lui, in Forza Italia. Prima di lui se n’era andato pure Dario Nanni. Così nell’aula “Giulio Cesare” l’unico rappresentante calendiano, per adesso, è Flavia De Gregorio.

 

 

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