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Il bavaglio ai giornalisti? Per i giallorossi va bene con chi non dice quello che vogliono loro

di Alberto Busacca mercoledì 20 novembre 2024

3' di lettura

Oddio, la Meloni vuole mettere il bavaglio ai giornalisti. Oddio, il centrodestra è allergico al dissenso. Oddio, con questo governo la libertà di stampa è a rischio. È dal 22 ottobre 2022, giorno del giuramento dell’esecutivo, che sentiamo in continuazione questo ritornello.

Insomma, secondo l’opposizione, la maggioranza ha qualche problema con il pluralismo e il rispetto delle opinioni altrui. Che, al contrario, verrebbero difesi con le unghie e coi denti dai progressisti. Questa, naturalmente, è solo la teoria. Perché, come sempre, la realtà è ben diversa.

E come vanno le cose nel mondo reale lo abbiamo visto ieri a L’aria che tira, trasmissione di La7 condotta da David Parenzo. Ospiti in studio: la giornalista di Libero Annalista Terranova, il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, il segretario di +Europa Riccardo Magi e il Capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri. In collegamento, poi, c’era il parlamentare europeo pentastellato Gaetano Pedullà. Si parlava di quello che è successo a Trento, dove gli estremisti di sinistra hanno impedito l’accesso all’università a un gruppo di studenti di destra al grido “siamo tutti antifascisti”. Ed è qui che è nata la polemica, perché la Terranova si è rifiutata di dirsi antifascista a sua volta: «L’antifascismo ha ucciso persone che conoscevo e che erano mie amiche. Non avrete mai da me una professione di antifascismo, perché è diventata ormai una religione. È importante invece riconoscersi nei principi democratici di libertà e uguaglianza». Non una frase sconvolgente, in realtà. Eppure...

Eppure si è subito visto che Pedullà ha iniziato ad agitarsi. Poi, avuta la parola, è esploso: «Io vado via, perché ho un aereo ma soprattutto perché ho difficoltà, sinceramente, a parlare con chi non vuole definirsi antifascista. Io penso sia arrivato il momento che anche su questa questione si divida il campo. Con chi ha certe nostalgie e difende la deriva a cui stiamo assistendo in Europa e negli Stati Uniti, con chi ha un certo modo di ragionare, bisogna dire che ci sono persone come me che non vogliono più avere nulla a che fare». Parenzo in sottofondo: «Quindi lei non inviterebbe più la Terranova?». Pedullà, ormai in trance agonistica: «Penso che debba fare un ragionamento più approfondito su cosa volevano dire quei ragazzi che rivendicavano di essere antifascisti. È il momento che chi non la pensa così, parli coi suoi».

Insomma, in pochi secondi l’eurodeputato è riuscito a: - attaccare una giornalista per il solo fatto di aver espresso un’opinione che non condivideva.
- auspicare l’esclusione dai dibattiti della giornalista in questione e di quelli che la pensano come lei.
- difendere gli estremisti di sinistra che all’università di Trento hanno aggredito e minacciato i ragazzi di destra inneggiando all’antifascismo.

Come al solito, in questi casi è utile pensare a cosa sarebbe successo a parti invertite. Immaginate. Uno studio tv. Una giornalista di sinistra che esprime, in maniera pacata, il suo pensiero. Un parlamentare di centrodestra che si mette a urlare: «Me ne vado, con persone così non voglio avere niente a che fare, parli con quelli come lei». Si sarebbe parlato di inaccettabile attacco alla libertà di stampa, di intimidazioni, di un potere arrogante che mette a rischio il dibattito democratico. Molto probabilmente si sarebbe parlato anche di sessismo, dell’orrore di un politico maschio che vuole zittire una donna. E invece... e invece il politico era di sinistra e la giornalista di Libero, quindi non solo non c’è stata nessuna indignazione, ma addirittura c’è chi ci ha scherzato su...

Rientro in studio. La Terranova ha commentato: «A proposito di demonizzazione e di parole in libertà, avete appena assistito a un caso eclatante. Poi se Parenzo non mi vuole più invitare non è che mi taglio le vene...». Replica del conduttore: «Non ho detto che non voglio più invitarti». E infine è arrivata l’ironia di Magi: «Questo cos’è? Vittimismo preventivo?». Essì, perché quando ad attaccare i giornalisti sono i politici di sinistra, il problema non è il bavaglio ma sono, ovviamente, i giornalisti che fanno le vittime. Niente di nuovo sotto il sol dell’avvenire...

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