"C’è qualche tentativo, generoso e importante, come i referendum e le tesi sul salario minimo, o alcune lotte contrattuali come quelle dei metalmeccanici. Ma questo purtroppo non può supplire all’assenza di protagonismo da parte della sinistra, che non esiste e non si vede all’orizzonte”: durissimo Fausto Bertinotti nelle dichiarazioni rilasciate al Foglio. L’ex presidente della Camera ha parlato con preoccupazione del trumpismo e dei suoi effetti: "Si respira un’aria da anni Trenta. Assistiamo a un’avanzata della destra emergente, che assume forme diverse nei vari paesi, ma di cui l’elemento trainante e inquietante è proprio la destra estrema. Tutto questo sta avvenendo mentre la sinistra è incapace di incidere. Perché ormai da anni ha scelto di essere adattiva invece che di contrasto alla globalizzazione”.
Guardando ai principali partiti di opposizione, dal Pd al M5s, Bertinotti non si è detto ottimista: “Nel quadro attuale, e con le forze politiche esistenti, non credo ci possa essere alcuna possibilità di rinascita per un protagonismo della sinistra italiana”. E ancora: “Basta guardare l’affannoso discorso sulle alleanze, tutto questo politicismo è una delle ragioni principali della crisi”.
Bertinotti, poi, ha invitato a fare una riflessione su quello che succede nel Vecchio Continente: "In Europa corrono i cavalli che si addobbano dei manti dell’estrema destra, seppur in vesti diverse, perché Afd è diversa da Marine Le Pen. Una tendenza che ha tra i suoi padri Elon Musk, che l’ha perorata esplicitamente venendo in Europa a proporre una sorta di internazionale nera. Alcuni economisti, come di recente Nouriel Roubini, sostengono che l’avversario del trumpismo è sostanzialmente il mercato. Può sembrare una bestemmia dirlo proprio al Foglio ma è una tesi che non mi convince”. Secondo lui, insomma, è necessaria la politica: "L’accoppiata mercato-cultura liberale è stata già sconfitta dal trumpismo".