Il nuovo decreto sicurezza imprime un giro di vite alla piaga delle occupazioni abusive. Case sottratte ai proprietari o agli aventi diritto di dimorarvi, in un inaccettabile sopruso che ha visto, per troppi anni, una certa lentezza da parte della reazione da parte dello Stato. Ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha notato in un post social, a proposito del provvedimento: «Dicevano che era inutile, sbagliato, persino disumano. E invece, grazie alle nuove norme introdotte dal Decreto Sicurezza, in Italia sono già stati eseguiti i primi sgomberi immediati di immobili occupati abusivamente».
Dunque, conclude la presidente del Consiglio, «avanti così, per tutelare i più deboli e difendere la proprietà privata». Anche il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega Matteo Salvini ha salutato i risultati della nuova normativa: «Grazie alle proposte della Lega, finalmente ci siamo: chi occupa abusivamente una casa verrà sgomberato in 24 ore. La proprietà privata, frutto dei risparmi e dei sacrifici di una vita, è sacra! Dalle parole ai fatti». Già, perché in questi giorni già si sono verificate le prime liberazioni di immobili applicando, in base al decreto, delle procedure evidentemente accelerate dalla nuova normativa. Ancora storie di abusi e sopraffazioni, in cui il concetto civile di rispetto della proprietà privata è completamente calpestato.
SI PARTE
È la vicenda accaduta a Mestre. Qui, un cittadino rumeno aveva occupato un immobile di proprietà di una donna che viveva in un altro quartiere. Questa casa era rimasta sfitta per alcuni mesi, tuttavia la proprietaria andava costantemente a controllarla. In uno dei sopralluoghi, scopre che gli infissi erano stati danneggiati e che all’interno qualcuno si era più o meno fortunosamente accampato. La signora attende per capire chi fosse installato a casa sua, e vede entrare un uomo. I carabinieri intervengono entrando dalla finestra, trovano l’uomo addormentato e lo fanno uscire. Poi formalizzano la denuncia a piede libero per occupazione arbitraria di immobile. La storia, però, non finisce lì, perché il cittadino romeno, il giorno dopo, viene fermato da due volanti del 113 per alcuni controlli. Oppone resistenza e dà in escandescenze. Scatta quindi una nuova denuncia. Da quel momento, quindi, considerando le varie fattispecie si delinea il profilo di pericolosità. A quel punto è stato accompagnato in un Cpr in attesa dell’espulsione nel proprio Paese d’origine.
Nonostante si trattasse di un cittadino comunitario (la Romania infatti è nell’Unione europea) il riconoscimento di pericolosità sociale ha fatto in modo che fosse applicato comunque il provvedimento di allontanamento. E poi c’è un altro caso che segna l’applicazione del provvedimento (il decreto è in vigore dall’11 aprile) e riguarda stavolta Ispica, in provincia di Ragusa. Qui, la casa di un’anziana era stata occupata da cinque tunisini, immigrati regolari. La donna ha sporto denuncia e nel giro di ventiquattro ore è intervenuta la Polizia di Stato, che ha intimato agli occupanti di lasciare l’immobile. I cinque tunisini hanno dato seguito alla disposizione delle divise senza opporre resistenza.
GIUSTIZIA
Questa vicenda era stata commentata dal sottosegretario all’Interno Nicola Molteni. «Lo sgombero di un immobile occupato abusivamente», aveva detto, «e la sua restituzione al legittimo proprietario non avviene più in seguito alla sentenza di un giudice, ma la anticipa, riportando subito la situazione nella legalità e tutelando i diritti di chi li detiene». E ancora, aveva parlato di «un risultato che dimostra il buonsenso, il pragmatismo e l’efficacia della norma che la Lega ha fortemente voluto contro i «ladri di casa». Il decreto, infatti, prevede per le occupazioni abusive di immobili fino a sette annidi carcere. Nel caso in cui l’occupazione sia il frutto di inganni o minacce ci sono pene più severe.
Questa maggiorazione di pene riguarda anche il subaffitto illecito e qualsiasi profitto che deriva dall’utilizzo illecito dell’immobile. Dunque, si sono creati i presupposti affinché non si verifichino più storie drammatiche come quelle troppe volte ascoltate negli scorsi anni, di anziani, per dirne una, che devono lasciare casa per un ricovero ospedaliero e, al rientro, la trovano “fatta propria” da altri. Con tempistiche bibliche d’intervento da parte dello Stato.