Bisogna sfogliare gli annali delle precedenti legislature, per ritrovare un precedente (ma c’è stato: presiedeva Renato Schifani) di quello che è accaduto, ieri, in Senato a inizio seduta. Proprio appena Ignazio La Russa si apprestava ad aprire i lavori per trasformare in legge definitivamente il decreto Sicurezza, i parlamentari di Pd, M5S e Avs sono andati al centro dell’emiciclo, mettendosi a sedere a gambe incrociate, le spalle ai banchi del governo e alla presidenza, gridando «vergogna, vergogna» e alzando cartelli con su scritto «denunciateci tutti». Una protesta per evocare una delle norme prese più di mira dalle opposizioni, ossia il reato di rivolta in carcere, esteso alla resistenza passiva.
Dal punto vista politico, da segnalare è, di nuovo, l’unità di Pd, M5S e Avs, mentre l’ex terzo polo, Italia Viva e Azione, non ha partecipato alla protestai. Lì per lì La Russa ha provato a proseguire, chiedendo solo di permettere a chi doveva fare gli interventi, di farli. «È già accaduto con la presidenza Schifani che fece proseguire la seduta. State comodi, c’è ancora posto ai bordi», ha detto tra gli applausi del centrodestra, «vi chiedo solo di non disturbare chi parla». Quindi ha dato la parola a Carlo Calenda, il quale, però, si è rifiutato di proseguire: «Non voglio interrompere una protesta pacifica». A quel punto La Russa ha sospeso i lavori e convocato la capigruppo.
La seduta è ripresa poco dopo, in un clima comunque molto acceso, tra insulti, urla e risse sfiorate solo grazie all’intervento dei commessi e di un questore. E a farne le spese è stato proprio quest’ultimo, Gaetano Nastri, questore di Fdi, che ha riportato una lieve contusione alla spalla destra. Il senatore di Fdi - uno dei tre senatori-questori di Palazzo Madama - appena scoppiata la bagarre in Aula, dove si è arrivati quasi allo scontro fisico tra parlamentari di maggioranza e di opposizione, ha cercato di evitare il peggio, frapponendosi fisicamente. Nel parapiglia, con i senatori che si minacciavano, Nastri ha cercato di calmare i vari De Carlo, Balboni, Calenda e altri che stavano venendo alle mani. E alla fine a essere colpito, come spesso capita in questi casi, è stato il paciere.
In ogni caso, la legge di conversione del decreto è stata approvata con 109 sì, 69 voti contrari e un astenuto. Non ha votato Stefano Patuanelli, capogruppo M5S per protesta contro Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali, protagonista di uno scontro verbale con Calenda.
Soddisfatta, comunque, la maggioranza per il traguardo raggiunto. Il ministro dei Trasporti e vicepremier della Lega, Matteo Salvini, che pur non avendo firmato il decreto è uno dei suoi più forti sostenitori, ha parlato di «una bella giornata perché finalmente il decreto Sicurezza è legge e, da ministro, da genitore e da segretario della Lega, sapere che ci sono più poteri e tutele per le forze dell’ordine, ci sono gli sgomberi immediati per le case occupate abusivamente è un bene». E ancora: «Io adoro chi protesta, non chi blocca la Tangenziale rovinando la giornata a migliaia di lavoratori». Anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha parlato di «passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini». Tutt’altri i toni i commenti dall’altra parte dell’emiciclo dove, anzi, ci si è dati appuntamento per altre proteste fuori dalle Aule.
Pd, M5S e Avs hanno accusato i partiti di governo di voler introdurre norme autoritarie e repressive. «Il governo vuole mettere in carcere i bambini figli di madri detenute, gli studenti che manifestano, i lavoratori che scioperano. È una vergogna, è una destra da regime», ha accusato Francesco Boccia, Pd. A difendere il provvedimento tutte le forze di maggioranza. A cominciare dal relatore, Balboni di Fdi: «Non si tratta di carcere ma di istituiti a custodia attenuata per le madri, dove i bambini stanno molto meglio che per strada, ridotti in schiavitù a fare l’accattonaggio». Il provvedimento è stato approvato in via definitiva all’ora di pranzo. In Aula erano presenti i ministri Nordio, Salvini, Ciriani e Calderoli. Subito dopo il via libera sia Fdi che la Lega hanno organizzato un flash mob fuori dal Senato con i senatori dei rispettivi gruppi. «La sicurezza dei cittadini è il presupposto della libertà e della serenità», il commento di Fdi.