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Gualtieri, le spese pazze in piazza inseguono il sindaco

Il sindaco Pd di Roma pensava di averla fatta franca. Ma ora arriva la denuncia del leghista Santori
di Francesco Storace giovedì 5 giugno 2025

3' di lettura

In Campidoglio pensavano di averla fatta franca sulle famose spese pazze legate alla manifestazione per l’Europa di metà marzo. Fanno tutto da soli, compresi gli autogol. A scoprirlo, ancora una volta, Fabrizio Santori, il capogruppo della Lega che aveva presentato assieme al suo collega Politi un’interrogazione al sindaco oltre a un esposto dettagliatissimo alla Corte dei Conti. Risultato, Gualtieri si fa male da solo.

Come aveva denunciato Libero sin dall’inizio, il Comune doveva rispondere di molte cose. A partire dall’assenza di un indirizzo politico chiaro, fosse una delibera della giunta o dell’assemblea capitolina o una semplice “memoria”, financo una direttiva del sindaco. Nella risposta ai consiglieri leghisti - firmata da una dirigente e non da Gualtieri o da un assessorE - si dice che ci si è mossi «d’ordine del sindaco». Gli avrà detto al telefono, «ahò, moveteve...».

Però, curiosamente, il Comune spende ben 376mila euro – la cifra ora è nero su bianco – ma non c’è stato spazio per il logo del Campidoglio. Clandestino. Sorge una domanda: ma se la manifestazione l’ha pagata il Comune ma senza il proprio simbolo, perché l’ha promossa un privato, Repubblica, senza rimetterci un euro? Filantropia capitolina?

Insomma, per una cifra consistente e nemmeno ben dettagliata, “condita” da procedure che paiono irregolari, il sindaco della Capitale d’Italia continua con un me ne frego che dovrebbe fare a pugni con le sue idee. Ma Gualtieri si illude, perché proprio Santori ha già chiesto appuntamento in Procura della Corte dei Conti per arricchire la sua denuncia.

Prima aveva tentato in conferenza dei capigruppo di ottenere un dibattito sulla questione; di fronte alle spallucce della maggioranza consiliare di Roma non resta altra strada. Alla magistratura contabile fornirà «elementi integrativi e chiarimenti anche documentali su profili potenzialmente rilevanti ai fini dell’inchiesta per danno erariale, abuso della funzione pubblica e violazione dei principi di trasparenza e imparzialità».

Appena leggerà queste poche righe, il sindaco esploderà... Del resto sono i suoi uffici con la risposta al Carroccio a confermare che non è mai stata adottata una delibera di Giunta né un atto dell’Assemblea Capitolina per qualificare l’evento come “istituzionale”. E chi se ne intende sa che si tratta di una grave anomalia procedurale. Per eventi del genere, con spesa superiore a 375mila euro, la decisione non può essere affidata a una nota interna del capo di Gabinetto, ma richiede un atto formale dell’organo politico. Di più: si ammettono i 376mila euro ma non si spiegano i dettagli (es. drone, hospitality, badge, catering, viaggi).

E ancora: l’amministrazione dichiara che l’attivazione del servizio da parte di Zètema (la partecipata incaricata della spesa) è avvenuta «dopo la ricezione del preventivo» (nota del 13 marzo), ma la manifestazione si è svolta appena due giorni dopo, il 15 marzo. Cioè, tutto in tempi estremamente ristretti, che lasciano pensare a una gestione retroattiva degli atti. Inoltre, le determine di spesa appaiono successive alla prestazione, contravvenendo al principio di programmazione e trasparenza contabile. E potremmo continuare nell’elenco di criticità rispetto all’incredibile risposta dell’amministrazione. C’è da giurare che prima o poi qualcuno con la toga addosso chiederà al sindaco se è sicuro che si possa spendere in questa maniera il denaro pubblico. Tutto è stato condotto in maniera grossolana e presuntuosa. Roma non può permettersi figuracce del genere. Sennò, dov’è il cambiamento promesso? Basterebbe dire la verità: ci siamo sbagliati. E restituire quanto scialacquato.

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