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Referendum, Maurizio Landini sconfitto punta il dito: "Crisi democratica"

Dopo il clamoroso flop al referendum, il segretario della Cgil accampa scuse grottesce. Ma sulle dimissioni: "Non ci penso neppure"
lunedì 9 giugno 2025

2' di lettura

Tra i grandi sconfitti della tornata referendaria, poche storie, c'è Maurizio Landini, segretario della Cgil e principale animatore del voto fallito miseramente: alle urne appena il 30% degli italiani, nonostante settimane di campagna barricadera, urlata, violenta, la sua come quella di Elly Schlein. Una figuraccia, quella di mister Cgil, sconfitto e ora anche isolato nel sindacato rosso.

A risultati consolidati, Landini ha parlato in conferenza stampa al Centro congresso Frentani, sede del comitato promotore dei referendum: "Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, in un Paese come l'Italia dove c'è una crisi democratica evidente", ha premesso. Già, colpa di una presunta "crisi democratica". In ogni caso ha poi aggiunto: "Questa è stata un'esperienza importante". 

Dunque, un barlume di lucidità: "Il nostro l'obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Oggi non è una giornata di vittoria. Contemporaneamente gli ultimi dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro paese cui si aggiungeranno gli italiani all'estero: un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo", cerca in un qualche modo di darsi fiducia da solo. 

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Ma subito dopo Landini si produce in una delle dichiarazioni più sorprendenti: i referendum su lavoro e cittadinanza "non erano un voto contro il governo", ha scandito, smentendo in pochi istanti mesi di martellante campagna anti-governativa, in primis contro Giorgia Meloni. Dunque ha ribadito che "ci sono 13-14 milioni di persone che pensano che i temi posti richiedano risposte. Abbiamo visto, in tema di politicizzazione, chi ha scelto di non discutere e non fare il confronto. Noi chiedevamo di cambiare leggi balorde, non era un voto contro il governo", ha voluto ribadire.

In questo contesto, quello di una sconfitta totale, in molti già chiedono le dimissioni di Maurizio Landini. Ma il diretto interessato spiega che "non ci penso neanche lontanamente, non credo sia oggetto di discussione. Sono abituati" i politici "a lavorare in un certo modo, in Cgil è sempre una discussione collettiva, come è stato il lavoro di questi mesi, non c'è uno che sceglie per gli altri". E ancora: "Naturalmente dovremo fare un approfondimento nei prossimi giorni per capire ma chi nonostante tutto quello che è avvenuto, nonostante la disinformazione, ha investito su di noi e noi abbiamo la responsabilità di dare voce a chi è andato a votare e continuare una battaglia per il futuro del Paese", ha concluso Landini. E chissà se crede ancora a quel che dice...

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