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Puglia, senza maggioranza in consiglio: Emiliano cade?

di Annarita Digiorgio sabato 14 giugno 2025

3' di lettura

Michele Emiliano è stato condannato e ha perso la maggioranza in Regione. Sono gli ultimi due episodi che hanno travolto il governatore della Puglia, un tempo uomo forte del Pd (pur non avendo mai appeso la toga al chiodo) pronto a sfidare ogni segretario nazionale col suo populismo d’azione, e ora in caduta libera da mesi. Il tribunale di Bari lo ha condannato in primo grado al pagamento di una multa di 1500 euro (pena sospesa) e a un risarcimento danni da 25mila euro nei confronti dell’ex consigliere comunale barese Luigi Cipriani.

Al governatore pm erano contestate le frasi pronunciate il 13 settembre 2018 durante una trasmissione tv. Commentando il comizio tenuto dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, davanti al circolo di Cipriani a Bari, avrebbe insinuato «l’esistenza di un legame tra Cipriani, il suo movimento politico e la criminalità organizzata». La frase incriminata: «Sono circoli della birra, abbastanza equivoci nelle relazioni con la criminalità organizzata».

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All’ultima udienza, il 29 maggio scorso, Emiliano si era improvvisamente ricordato, dopo sette anni di processo, di essere ancora un magistrato e aveva chiesto di spostare il processo a Lecce invocando l’incompatibilità della sede giudiziaria. Ma prima la procura, e poi il giudice, hanno rigettato la richiesta ricordando che Emiliano non esercita funzione di magistrato dal 2004, quando mettendosi in aspettativa si candidò sindaco di Bari (nello stesso collegio in cui esercitava funzioni, questo forse indice di incompatibilità). «Prendo atto con rispetto della sentenza, anche se – come talvolta accade – la giustizia ha deciso di percorrere un sentiero non del tutto comprensibile. Le evidenze emerse nel dibattimento avrebbero dovuto portare a conclusioni differenti, ma, evidentemente, la forza persuasiva del ragionamento giuridico non è stata pienamente condivisa», ha commentato Emiliano. «Attendo con interesse le motivazioni, certo che offriranno ulteriori spunti per proseguire questa riflessione nelle sedi proprie della impugnazione».

Nel frattempo si è dimesso l’assessore regionale Delli Noci, indagato per corruzione. Al suo posto subentra Antonio Raone, passato a Forza Italia. A questo punto Emiliano non ha più la maggioranza in consiglio: su 50 voti gliene restano 25 più il suo, a cui però va tolto Massimiliano Stellato che, a Taranto, si è candidato con il centrodestra. All’opposizione ci sono i 19 consiglieri di centrodestra e i 5 del M5s. Quindi la maggioranza è appesa a Stellato, da quando Azione è in maggioranza nonostante Calenda abbia più volte spergiurato «mai con Emiliano». Ieri mattina in una riunione di maggioranza i capigruppo hanno preso atto di non avere più i numeri, e deciso di portare avanti solo provvedimenti bipartisan. L’unica trovata che potrebbe salvare Emiliano è offrire di nuovo un assessorato ai 5 stelle, che da mesi criticano questa “terra di mezzo”. Oppure offrirlo a Stellato dimostrando che in realtà anche a Taranto il governatore non ha sostenuto il candidato del Pd.

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Ma Delli Noci era anche coordinatore regionale del movimento Con, la lista civica di Emiliano presente in ogni consiglio comunale pugliese. Ora il soggetto aggregatore pensato e organizzato dal governatore pm per convogliare su di sé tutti i voti non del Pd, rischia la dissoluzione a pochi mesi dalle regionali. Senza il traino dei voti che Delli Noci aveva spostato in Salento, la soglia di sbarramento del 4% diventa un miraggio per Con. Ma in bilico è anche il futuro dello stesso Emiliano, che se pure dovesse riuscire ad arrivare a fine mandato, rischia di essere escluso da Decaro dalle liste del Pd alle prossime regionali.

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