Ilaria Salis insulta Libero: "Ecco cosa siete"

di Francesco Storacemercoledì 25 giugno 2025
Ilaria Salis insulta Libero: "Ecco cosa siete"
3' di lettura

Ilaria Salis vuole sottrarsi alla revoca dell’immunità parlamentare insultando Libero. Di più: tenta di sfuggire al processo in Ungheria dileggiando un illustre penalista come Raffaele Della Valle. E siccome le hanno consigliato di tenere la bocca chiusa, fa parlare i suoi avvocati per eccitare i social. Poi, ogni tanto scatena il papà Roberto, candidato al premio Nobel per l’educazione familiare.

È il quadretto che ogni giorno ci dobbiamo sorbire. Evidentemente la prode eroina rossa vede Libero come l’unico ostacolo al suo destino. Ma lasciamo perdere le contumelie di famiglia al nostro quotidiano, definito pseudo-giornale e sarebbe semmai interessante conoscere l’opinione di un Ordine dei Giornalisti troppo silente in casi del genere.

Quel che ora ci interessa è l’attacco ad un legale di razza come Della Valle. La sua intervista al nostro giornale dello scorso 19 giugno ha messo a nudo il comportamento dell’onorevole preferita da Bonelli e Fratoianni.

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E lei si è offesa a morte. Perché Della Valle cita un antico proprio assistito, che fu predecessore a Strasburgo della compagna Ilaria. Enzo Tortora si comportò con grande dignità al cospetto del Parlamento europeo che doveva decidere sul suo arresto addirittura per camorra (dalle accuse uscì strapulito tempo dopo): preferì dimettersi da eurodeputato piuttosto che dare l’idea di sfuggire alla giustizia attraverso il privilegio dell’immunità. È l’opposto del comportamento di Ilaria Salis. Che torna a straparlare di «un processo senza alcuna garanzia democratica», il che non vuol dire nulla, «e orchestrato da un regime autoritario». Tipico di chi deve difendersi da certi reati...

Sui social come in tribunale si fa difendere dai suoi avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini. I difensori neppure in Italia, neppure nella nota diffusa a mezzo social- non ci provano neppure a scrivere che la Salis sia innocente. No, preferiscono processare direttamente l’Ungheria. A cui imputano di tutto contro la loro neo-facoltosa cliente, ma senza far capire nulla sulla sua estraneità o meno alle accuse.

Una strategia precisa, perché serve a tentare di condizionare il Parlamento europeo nel momento in cui, prima o poi, sarà finalmente chiamato a decidere sulla consegna della Salis alla giustizia ungherese. Che non significa automaticamente l’arresto, ma più semplicemente il processo. E siccome Orban e i suoi sono cattivi, in tribunale non deve andare. Chi è accusata di essere partita dall’Italia per andare a spaccare teste in Ungheria, invece è iscritta al partito dei buoni.

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Eppure, tra denunce e condanne collezionate già in Patria, Ilaria Salis non può certo essere ascrivibile alla categoria degli stinchi di santo. Gli avvocati fanno il loro mestiere, ma l’assemblea di Strasburgo dovrà fare il suo. E verificare semplicemente se le imputazioni a questa onorevole sono state mosse per la sua attività parlamentare. Siccome tutti sanno che da questo nodo non si può uscire, ecco la decisione di muoversi lungo la strada della persecuzione. Un atteggiamento che semmai anche a causa della candidatura e dell’elezione per sottrarsi ai giudici aumenta i dubbi sull’operato della Salis in quel frangente che le è costato la galera assieme ad una già abbondantemente censurata esibizione con manette ai polsi e alle gambe che non avremmo mai voluto vedere. Può essere questo il motivo per scappare dal processo?

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