Oggi, con l'esposizione della borsa di Paolo Borsellino, "scriviamo una pagina di storia del Parlamento". Così la premier Giorgia Meloni mostra l'orgoglio suo e degli italiani intervenendo in Transatlantico alla Camera durante la cerimonia di esposizione della borsa che il giudice anti-mafia aveva con sé il giorno della strage di via d'Amelio.
Oggi, ricorda Meloni, il testimone di Borsellino è ancora "nelle mani di tanti". La leader di Fratelli d'Italia ha poi sottolineato come il suo impegno in politica sia iniziato proprio dopo quel tragico 19 luglio 1992: "Ho raccontato molte volte di aver cominciato il mio impegno politico all'indomani della strage di via Amelio. Sono passati 33 anni. Conservo la memoria di quelle immagini e di quell'improvviso senso di urgenza, la sensazione che non avesse senso provare rabbia se non si riusciva a trasformare quella rabbia in mobilitazione. Quel giorno inizia il cammino che mi ha portato a diventare presidente del Consiglio".
Il sacrificio di Borsellino, come quello del collega e amico Giovanni Falcone, "non ha motivato solo di me ma anche tanti altri che da quella strage di mafia ha deciso di impegnarsi. Da quelle stragi è partito un movimento di popolo che ha detto no all'illegalità con cui la mafia voleva condannare l'Italia". Un no "alla violenza, al ricatto, all'omertà - prosegue lapremier -. La reazione è stata una grande sottovalutazione di Cosa Nostra: milioni italiani hanno preferito l'impegno all'indifferenza, il dovere all'ignavia, hanno scelto l'onore e la nazione contro il finto onore di chi si proclama uomo d'onore. E' stata la scintilla di un incendio di speranza e amore per l'Italia, il suo testimone è ancora saldo". La "missione", però, non è ancora terminata: "Il popolo italiano ha il diritto di conoscere la verità", si congeda Meloni esprimendo l'elogio per il lavoro che sta portando avanti la Commissione Antimafia.