A Roma s’aggira un bizzarro personaggio che indossa un caschetto da operaio e inaugura cantieri vantandosi dell’apertura di questo palazzo e del restauro di quel monumento, di quella piazza e di quel giardino. Tutti lo guardano come il “marziano a Roma” di Ennio Flaiano, perché il tipo è lui, proprio lui, Roberto Gualtieri, il sindaco della Capitale, quella sagoma che per due anni la “vox populi” credeva fosse un fantasma. Il primo cittadino, colto da un raptus creativo, è diventato un tiktoker con la fascia tricolore. I miracoli dei cantieri di Gualtieri in realtà sono un clamoroso caso di appropriazione indebita di meriti altrui, di chi?
Del governo Meloni e della Regione Lazio che sono di centrodestra, ma con grande senso di responsabilità hanno assicurato a Roma investimenti miliardari, procedure d’emergenza, velocità amministrativa, lealtà istituzionale. Tutto quello che la sinistra a parti invertite non avrebbe mai fatto. Gualtieri sta inaugurando le opere del Giubileo e del Pnrr (una carrettata di miliardi solo per Roma) che non sono farina del suo sacco ma dell’impegno della cabina di regia di Palazzo Chigi, dei ministri e del premier. Nell’emergenza - con il Giubileo, la morte di Francesco, il funerale e la nomina del nuovo Papa Leone XIV, gli Internazionali di Tennis, il Giro d’Italia, Piazza di Siena - Roma ha funzionato, ma è stato possibile solo perché ha goduto dello “stato d’eccezione”.
Nella gestione quotidiana, la Città è Eterna nell’essere un colabrodo (traffico, nettezza urbana, ordine pubblico, burocrazia sono a livelli inimmaginabili per un cittadino di Milano), ma Gualtieri gode di un immeritato momento positivo. Le elezioni comunali sono più vicine di quanto s’immagini, il centrodestra dovrà trovare non solo un ottimo candidato, ma anche un efficace racconto della verità: il vero sindaco di Roma non è il Gualtieri tiktoker, è a Palazzo Chigi e si chiama Giorgia Meloni.