La legislatura per il centrodestra è in discesa, l’opposizione non è un’alternativa di governo, spera nell’intervento di una manina esterna o in un incidente nella maggioranza. A corto di idee, ieri hanno rispolverato il tema della cittadinanza e cercato una sponda in Forza Italia che ha nel cassetto una riforma che punta a introdurre lo “Ius Scholae”. I partiti sono liberi di elaborare le loro proposte, ma bisogna porsi una domanda: si può fare? La risposta è no, per ragioni di quadro politico e scenario culturale.
Faccio una rapida sintesi. Quadro politico. Se in Parlamento su un tema chiave si forma una maggioranza diversa da quella che sostiene l’esecutivo, il governo cade, è una legge inesorabile del gioco parlamentare. Fratelli d’Italia e Lega sono contrari a modifiche sostanziali e se aggiungiamo che poche settimane fa gli italiani hanno fatto cadere il referendum sulla cittadinanza (con il no perfino di una parte degli elettori della sinistra) la partita è chiusa. Si possono migliorare le procedure burocratiche, senza tagliare i 10 annidi attesa, ma la concessione dello “Ius Scholae” in queste condizioni è un salto nella crisi. Scenario culturale.
La cittadinanza non può essere oggetto di un negoziato bipartisan, perché su questo punto esiste una faglia profonda. La sinistra è paladina dei confini aperti, appoggia la magistratura che smonta il programma sull’immigrazione del governo Meloni, parla di crisi demografica con l’idea di creare “nuovi italiani” senza un piano per la natalità e la famiglia, promuove la cittadinanza accelerata, sogna una scuola che cancella il “canone occidentale” che fa parte della nostra storia. Quando si va a discutere di cittadinanza, in gioco c’è tutto questo. È più di una norma, è la differenza tra destra e sinistra, è la nostra identità.