Aria condizionata sì, aria condizionata no. Il dilemma è tornato alla ribalta durante le ultime settimane di caldo torrido. Di certo c’è che con i prezzi dell’energia in aumento, il vero bene primario del futuro saranno i climatizzatori. È di questo avviso la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, che negli ultimi giorni ha lanciato una proposta per istallare climatizzatori nelle scuole, negli ospedali, case di riposo e negli uffici pubblici. Un’operazione di giustizia sociale, insomma, per dare a tutti la possibilità di vivere d’estate senza boccheggiare. A dare ragione ai sostenitori dell’aria condizionata è peraltro un articolo del Financial Times, che spiega, numeri alla mano, che la capacità di mantenere il fresco nei climi caldi sia di enorme valore economico. Questo perché, evidenzia il quotidiano britannico, quando le temperature interne superano i 20 gradi centigradi, gli esseri umani iniziano a soffrire. La durata e la qualità del sonno diminuiscono rapidamente quando si superano i 23 gradi, mentre la produttività degli impiegati, che raggiunge il picco intorno ai 21 gradi, cala di pari passo con l’aumento della colonnina di mercurio. E questo senza considerare la mortalità, che cresce vertiginosamente quando le temperature raggiungono i 30 gradi.
Secondo il Financial Times, questi effetti possono essere evitati se gli interni di case, scuole e uffici vengono mantenuti a una temperatura confortevole anche quando il sole picchia. Certo, un’attenta progettazione degli edifici, il raffreddamento passivo e altre soluzioni possono offrire qualche sollievo, ma quando il caldo supera una certa soglia c’è poco da fare: solo l’aria condizionata può fare davvero la differenza. Non è un caso che, con le ondate di calore che stanno diventando sempre più frequenti, l’ampia disparità tra Stati Uniti ed Europa nell’uso dell’aria condizionata si rifletta in un divario nei decessi correlati al caldo. Tra il 2000 e il 2019, in media 83mila europei occidentali hanno perso la vita ogni anno a causa del caldo estremo, rispetto ai 20mila nordamericani.
Ovviamente c’è del vero in quello che sostengono i nemici dell’aria condizonata. I climatizzatori consumano molta energia; se la soluzione proposta al riscaldamento globale causato dalle emissioni è quella di emetterne di più, il problema è evidente. Tuttavia, ci sono due elementi da considerare. Il primo è che l’aria condizonata è sempre più indispensabile. Le città europee stanno diventando più calde, con ondate di calore più frequenti e per periodi più lunghi rispetto a solo uno o due decenni fa. Le notti calde – quando i rischi per la salute sono maggiori e l’aria condizionata offre i massimi benefici – stanno aumentando.
Quest’anno Londra sta sperimentando un caldo pari a quello di Portland, in Oregon, ma senza l’infrastruttura di climatizzazione della città dell’Oregon, dove il 79% delle famiglie ha l’aria condizionata.
Il secondo fattore è che la crescente domanda di aria condizionata si allinea con un rapido incremento dell’offerta di energia solare. Il che significa che, nei prossimi anni, gran parte dell’aumento del consumo di energia sarà soddisfatto da fonti pulite. Per di più tale offerta sarà più abbondante quando sarà maggiormente necessaria per il raffrescamento. Inoltre, il fatto che le pompe di calore aria-aria possono sia raffrescare che riscaldare senza bruciare gas può contribuire a ridurre le emissioni. Nel frattempo, molti si oppongono all’adozione dell’aria condizionata sostenendo che amplierà le disuguaglianze sanitarie e di altro tipo. Ma è vero il contrario. Sei governi non inizieranno a considerare che avere il raffrescamento è necessario quanto il riscaldamento, le disuguaglianze aumenteranno, lasciando le fasce più vulnerabili a sudare.