Siamo passati da “fascisti, carogne, tornate nelle fogne” a “se è sudato spara a vista, è di destra e negazionista!”. In effetti, da diversi giorni, ormai, la sinistra ha individuato i colpevoli del caldo che soffoca mezzo pianeta: le destre e, in particolare il governo Meloni. I compagni ci hanno addirittura spiegato che l’insegna della Generali sul tetto del grattacielo di City Life a Milano è crollato per il caldo e così abbiamo appreso che a 37-38 gradi l’acciaio si scioglie. Maledette destre. La fatwa, a tal proposito, l’ha lanciata Pier Luigi Bersani: «Spero che anche chi ha votato la destra senta caldo», aveva dichiarato qualche giorno fa. Eh sì, perché se siamo in questa situazione è colpa loro che insistono a votare queste “destre negazioniste”. «Siamo di fronte a un problema enorme», aveva argomentato Bersani «e negare il tema del cambiamento climatico come sta facendo la destra mondiale è demenziale».
«L’Italia ha bisogno di politiche climatiche che lavorino per il presente e per il futuro, non di “climamenefreghisti”», aveva poi sentenziato Angelo Bonelli sventolando il manganello del Green Deal. E Sandro Ruotolo aveva spiegato, a futura memoria, che «ogni ondata di calore è», nientemeno che «un bollettino di guerra climatica. Ignorarlo è una responsabilità politica gravissima». E via così di denuncia in denuncia e di appello in appello ad accelerare il green deal e dichiarare guerra alle auto, alle caldaie, all’aria condizionata, ai viaggi in aereo... Ora, a parte che ben pochi, a destra, sopra, sotto e di lato, negano il cambiamento climatico, semmai si limitano, sulla scorta di molti studi scientifici a mettere in dubbio che dipenda dall’azione dell’uomo; a parte questo, corre l’obbligo di avvertire gli amici di sinistra che, sì, gli italiani compulsano con assiduità e preoccupazione le applicazioni meteorologiche, ma non per scovare fascisti da appendere a testa in giù alle loro responsabilità climatiche.
Le consultano per programmare il week end fuori porta e, i più fortunati, in previsione dell’imminente partenza per le vacanze. Cari compagni, i prodi connazionali non partono verso i monti per organizzare la resistenza al regime, ma per cercare un po’ di fresco e ritemprarsi con qualche bella passeggiata. E quando vanno al mare si godono il sole senza chiedersi per chi voti. Peraltro, in queste ore, almeno al nord in molti consultano il meteo in attesa degli auspicati temporali senza preoccuparsi se la pioggia sia progressista e il ribaltone meteorologico sia una rivincita politica contro la dittatura fascista. È brutto dirlo, non sarà un comportamento maturo e socialmente impegnato, ma più banalmente gli italiani si preoccupano delle condizioni delle strade in vista del rientro, o magari pregustano una notte senza sudore.
Sì, è vero, questo è un popolo di dura cervice che non si convince a intraprendere la “green revolucion” e a cacciare i puzzoni negazionisti. Ma confidiamo in voi, cari compagni. Del resto sappiamo che, comunque, anche la pioggia che finalmente sta arrivando sarà cattiva. Non irrigherà, non disseterà la terra riarsa, non mitigherà il caldo, no, sarà solo un prolungamento con altri mezzi del riscaldamento globale. Ce lo state già spiegando: la pioggia è figlia del caldo. Nessun sollievo, è solo un altro disastro di cui è colpevole la destra fascista. Del resto, in queste settimane abbiamo scoperto che il caldo e l’estate sono colpa dell’esecutivo. Ora, però, è tempo di tornare alle vecchie tradizioni: piove, governo ladro.