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Occhiuto, il governatore della Calabria si dimette e si ricandida: "Toghe? No, con chi ce l'ho".

giovedì 31 luglio 2025

3' di lettura

Si dimette e si ricandida, Roberto Occhiuto. Altro scossone sull'asse toghe-politica: dopo Milano e Marche, ora tocca alla Calabria con il governatore di Forza Italia indagato per corruzione dalla Procura di Catanzaro che prende tutti in contropiede con il più classico degli annunci-bomba: "Ma perché quando qualcuno cerca di fare qualcosa di buono in questa Regione, tanti altri - che godono solo per il fallimento della Calabria - vorrebbero fermarlo? È quello che sta succedendo oggi in Calabria".

La domanda di Occhiuto è provocatoria e implica riflessioni pesanti: "Ho deciso di portarvi qui, di farvi vedere questo cantiere, il cantiere della metropolitana di Catanzaro - spiega in un video pubblicato sui social -. Ma avrei potuto portarvi in tanti altri luoghi della Calabria - a Sibari, nell'ospedale della Sibaritide; a Vibo, nell'ospedale di Vibo; a Palmi; nei cantieri degli aeroporti; in quelli della SS106 - per farvi vedere quante opere si stanno realizzando e quante opere oggi si vorrebbero fermare. Chi vorrebbe fermarle, la magistratura? No, io non ce l'ho con la magistratura. Non cambio idea: ho sempre detto che in una Regione complicata come la Calabria i magistrati devono fare il loro lavoro serenamente. D'altra parte, io ho chiarito ogni cosa, non ho nulla da temere dall'inchiesta giudiziaria".

"Sapete con chi ce l'ho? - precisa Occhiuto - Ce l'ho con tutti questi politici di secondo piano, tutti questi che in politica non hanno mai realizzato nulla per la Calabria in tanti anni. Ce l'ho con questi odiatori, con queste persone arrabbiate con la vita, che tifano per il fallimento della Calabria, che quasi sono contenti quando si parla male della Calabria. Ce l'ho con questi che utilizzano l'inchiesta giudiziaria come una clava per indebolire o per uccidere politicamente il presidente della Regione: non sarà così".

"Però - evidenzia - devo considerare anche quello che sta succedendo nella mia amministrazione. Guardate, io penso che in un Paese civile nessuno debba dimettersi perché riceve un avviso di garanzia, nessuno. Però nella mia amministrazione oggi sta succedendo che è tutto bloccato: nessuno si assume la responsabilità di firmare niente, tutti pensano che questa esperienza sia come quelle precedenti". Parole che sembrano quasi una lezione politica e morale per Beppe Sala, il sindaco di Milano indagato nell'inchiesta sull'urbanistica (oggi il Gip ha convalidato 6 arresti, tra cui i domiciliari all'assessore dimissionario Tancredi) che non pare avere alcuna intenzione di fare un passo indietro. 

"Negli ultimi 30 anni - ricorda Occhiuto - in Calabria nell'ultimo anno o nell'ultimo anno e mezzo di legislatura i presidenti venivano coinvolti in un'inchiesta giudiziaria, poi magari venivano archiviati, finiva tutto quanto in niente, però venivano decapitati politicamente, e si fermava la legislatura. Anzi, per un anno si parlava soltanto di questo. La Calabria non se lo può consentire. La Calabria ha avviato un percorso che finalmente la sta facendo diventare una Regione che non è più in ginocchio rispetto alle altre Regioni d'Italia". "E allora - conclude - ho deciso di dimettermi, ma ho deciso anche di ricandidarmi, ho deciso di dire ai calabresi: siate voi a scrivere il futuro della Calabria, siate voi a dire se la Calabria si deve fermare o se questo lavoro deve proseguire. Tra qualche settimana, quindi, si andrà a votare, e saranno i calabresi a decidere il futuro della Calabria, non altri". 

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