Guardando la faccenda dal lato di Elly Schlein, si potrebbe concludere che la segretaria piddina, più che “testardamente unitaria” (come ama definirsi), è diventata in realtà testardamente gregaria di Giuseppe Conte. Esaminando i medesimi fatti dal punto di vista di Conte, invece, si potrebbero annotare un paio di citazioni cinematografiche. «Questa mano po’ esse fero e po’ esse piuma» scandiva in romanesco il leggendario Mario Brega in Bianco, Rosso e Verdone, mentre ne La grande bellezza Toni Servillo-Jep Gambardella spiegava: «Io non volevo solo partecipare alle feste, io volevo avere il potere di farle fallire». Ecco, sorrisi a parte, la verità è ormai squadernata sotto i nostri occhi: Conte è diventato due volte padrone dell’alleanza con il Pd. Una prima volta, perché quell’accordo si è autoattribuito il potere di decretarlo o di impedirlo. E una seconda volta, perché si è contestualmente e sovranamente assegnato il ruolo di garante etico-politico della coalizione. Lui, il grillino già avvocato del popolo, che rilascia (o ritira) le patenti etiche ai nipotini di Berlinguer e ai chierichetti laici della “questione morale”. Una nemesi storica da manuale.
GRATICOLA
La giornata di ieri, su tutto questo, ha portato con sé una spettacolare potenza rivelatrice della situazione. Dopo averlo tenuto per giorni sulla graticola, Conte ha salvato il malcapitato piddino Matteo Ricci, confermandolo candidato comune nelle Marche. Il pollice di Conte è dunque andato all’insù anziché all’ingiù: vita e non morte, assoluzione e non condanna. Ma attenzione: solo per adesso. Perché il grillino si è comunque riservato il potere di “trarre conseguenze” se dovessero emergere altri elementi. Insomma, il piddino è costretto a rimanere non solo gregario, ma pure precario, appeso e sospeso davanti al tribunale morale dell’alleato. Che avrà pure la metà dei voti, ma sembra disporre del doppio della forza. Non solo. Affinché il rituale di degradazione sia completato, Conte con divertito sadismo - richiede altri due passaggi. Primo: un fantomatico “protocollo” per rafforzare i “presìdi di legalità”. Come dire: se anche in futuro non scatteranno le manette, dipenderà solo dalla purezza pentastellata. Secondo: per la futura alleanza ci saranno “formati differenti” regione per regione, perché in qualche caso il Pd è redimibile-salvabile-purificabile, mentre in altri è così disperatamente infetto e contaminato da far escludere qualunque possibilità di contatto, meno che mai di redenzione.
MARZIANA
Ora, davanti a una simile umiliazione politica, le spiegazioni possibili sono due. O Schlein, cinicamente, è disposta a subire qualsiasi tipo di schiaffo morale pur di mettere insieme l’ammucchiata anti-destra. Oppure - ipotesi alternativa - Schlein condivide intimamente a sua volta la logica giustizialista, e non si fa problemi a far svolgere a Conte, contro pezzi della classe dirigente piddina, ciò che vorrebbe fare lei stessa in prima persona. Ma, nell’uno come nell’altro caso, la segretaria del Partito democratico deve sapere che (per usare una parola tratta dal lessico contiano) è difficile fermare un’«escalation», nel senso che al momento opportuno una pregiudiziale o un trappolone potrebbero scattare anche verso di lei, quando verrà il giorno di scegliere il candidato premier della coalizione. E pure i bambini sanno che Conte punta esattamente a quel traguardo. Per se stesso, non per la tenera Elly. La quale nel frattempo - ignara e un po’ marziana- continua a sorridere.