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Meloni da Erdogan, la mossa contro l'immigrazione clandestina

di Pietro De Leo domenica 3 agosto 2025

3' di lettura

Continua il percorso di cooperazione per il contrasto dei flussi migratori irregolari e la stabilizzazione dell’area mediterranea. Ieri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è volata a Istanbul, dove ha incontrato, in un trilaterale, il Presidente turco Recep Tayyp Erdogan e il Primo Ministro del governo di unità nazionale libico, Mohamed Dabaiba.

C’è una ragione di contesto che chiama a tutto questo, e riguarda il riacutizzarsi degli scontri in Libia tra l’area della Cirenaica (appannaggio politico del generale Khalifa Haftar, su cui protende l’egemonia del Cremlino) e la Tripolitania, di cui il governo di Dabaiba è riferimento. Questa fase di instabilità aveva creato nuove problematiche sui flussi irregolari. L’incontro di ieri costituisce dunque una triangolazione importante per il Mediterraneo, come viene sottolineato, peraltro, anche dalle rispettive note dopo l’incontro. Il comunicato di Palazzo Chigi pone l’accento sul problema dei traffici di esseri umani. «Nel corso dell’incontro - si legge- i tre leader hanno discusso il rafforzamento della cooperazione per rispondere alle sfide comuni, a partire da quella della gestione dei flussi migratori». E si aggiunge: «Ricordando gli eccellenti risultati raggiunti in questo ambito con la Turchia, il Presidente del Consiglio ha sottolineato l’opportunità di valorizzare le lezioni apprese applicandole anche per il sostegno all’azione del governo di unità Nazionale libico in ambito migratorio».

Dunque, «in questo quadro il presidente Meloni ha discusso con i suoi interlocutori una serie di linee d'azione per combattere le reti criminali internazionali di trafficanti di esseri umani, migliorare la prevenzione dei movimenti irregolari e sostenere la Libia nella gestione della pressione migratoria a cui è sottoposta». La ricerca della stabilità politica delle regioni mediterranee come requisito fondamentale per il contrasto all’immigrazione clandestina è infatti, uno dei requisiti dell’azione italiana. A questo obiettivo è infatti rivolto il contributo del nostro Paese «per l’unità e l’indipendenza della Libia e il sostegno a un processo politico a guida libica e con la facilitazione delle Nazioni Unite, che conduca ad elezioni». Il recupero del ruolo di Tripoli nel Mediterraneo, e lo status di solido interlocutore è premura anche di Dabaiba, come sottolineato da una nota del suo ufficio stampa. Il primo ministro di Tripoli ha evidenziato l’impegno del proprio esecutivo per contrastare quei gruppi armati che operano nella regione, creando incertezza e instabilità. Si tratta, ha sottolineato l’ufficio stampa, di «una chiara scelta politica e di sicurezza per ripristinare il prestigio dello Stato e costruire istituzioni che operino nel rispetto della legge, libere da tutele o minacce».

Dabaiba ha ribadito anche l’impegno per contrastare i sistemi criminali alla base dei traffici di esseri umani, in particolare a Sebrata, nella zona nord occidentale della Libia. «Lo smantellamento di queste strutture parallele hanno evidenziato i tripolini- rappresenta un passo fondamentale verso la fine delle bande criminali e il potere dello Stato di estendere la propria piena autorità sulle proprie istituzioni e strutture. Ciò aprirà la strada all’attuazione di politiche nazionali su diverse questioni, in particolare in materia di migrazione e confini». Per parte libica, dunque, il vertice che si è svolto ieri «riflette il crescente riconoscimento internazionale degli sforzi per consolidare la stabilità e la cooperazione nel bacino del Mediterraneo».

Anche sul lato turco viene evidenziata l'importanza del vertice per sviluppare ulteriormente la collaborazione dei tre attori «per contrastare le sfide che affliggono il bacino del Mediterraneo». Una collaborazione che non sarà sporadica, perché «è stato deciso che, dopo la convocazione dei comitati di cooperazione, i leader si riuniranno per valutare le decisioni prese». La direzione delle comunicazioni di Ankara, però, sottolinea che il punto messo sul tavolo da Erdogan è stato anche un altro, e cioè la questione mediorientale, dove è notorio il posizionamento del leader turco in forte contrapposizione rispetto a Israele.

«Una soluzione duratura- si legge ancora nella nota - passa attraverso il riconoscimento e la fondazione di uno Stato palestinese nei confini delle risoluzioni del 1967 e con Gerusalemme Est capitale». Quella del riconoscimento immediato della Palestina, però, è una posizione che non può trovare accoglimento nel governo italiano, che non vede al momento realizzate quelle condizioni (stante ancora la presenza di Hamas a Gaza) affinché ciò possa avvenire.

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