Ma siamo sicuri che sia la destra che vuole riscrivere la storia? Perché negli ultimi giorni sono i progressisti ad essere particolarmente attivi su questo fronte. Delle polemiche sulla strage di Bologna, su Libero, abbiamo ampiamente parlato. La teoria della sinistra è chiara: nell’attentato sono coinvolti esponenti del Msi (cosa in realtà non vera), quindi Giorgia Meloni, oltre a riconoscere pubblicamente la matrice fascista, dovrebbe anche prendere le distanze dal Movimento sociale, magari levando la fiamma che compare nel simbolo di Fratelli d’Italia...
Ma i compagni non si fermano qui. Perché, specularmente, è partita la santificazione del Partito comunista italiano, i cui esponenti sarebbero tutti dei boy-scout dediti esclusivamente ad opere di carità...
LA “MATRICE”
A far agitare i progressisti sono bastate, in particolare, alcune frasi sulla necessità di specificare la matrice dei crimini pronunciate da Paolo Mieli a In Onda, la trasmissione di La7 condotta da Marianna Aprile e Luca Telese. «Nessuno», ha spiegato l’ex direttore del Corriere della Sera, «definisce “comunisti” i reati compiuti dai terroristi di sinistra. Nelle targhe non c’è scritto “qui ci fu una strage comunista”, “qui i comunisti ammazzarono Aldo Moro”. Nessuno mai definirà “comunista” un reato fatto dalle Br». Già, invece quando un attentato è nero bisogna sempre insistere sull’aggettivo “fascista”.
Da qui, in studio, è partito un gustoso botta e risposta tra lo stesso Mieli, la Aprile e Giovanna Botteri, ospite della puntata: Botteri: «Le Brigate rosse hanno ucciso i comunisti... come Guido Rossa...». Mieli: «Che vuol dire? I comunisti che uccidono i comunisti, dal 1917, è un classico...». Aprile: «I comunisti presero subito le distanze da certi fatti...». Mieli: «Ma anche i missini presero le distanze...». Botteri: «Mambro e Fioravanti si richiamavano molto chiaramente a valori fascisti...».
Mieli: «Perché, Curcio e Franceschini non si richiamavano a valori comunisti? Dai...».
La polemica, comunque, non è finita qui. In soccorso del Pci, infatti, è arrivato anche Gianni Cuperlo, deputato del Pd e ultimo segretario della Fgci. Che ieri è stato intervistato per l’edizione bolognese di Repubblica. Tema: «Mieli dice che anche la sinistra fatica a fare i conti con i propri estremismi». Risposta di Cuperlo: «Dirlo è sostenere un falso storico. La sinistra non ha mai avuto un dubbio alcuno nel combattere le Brigate rosse. Un’opposizione pagata anche col sangue. Guido Rossa era un sindacalista che è stato ucciso, a Genova, per aver denunciato le entrature delle Br dentro la fabbrica in cui lavorava. Il Pci si è sempre schierato per la democrazia e contro ogni forma di eversione stragista o terrorista delle Br o di sedicente matrice di sinistra. Sono fatti storici che non possono essere messi in discussione».
Ora, a parte che passano gli anni ma i post-comunisti sono sempre fermi alla «sedicente matrice di sinistra» del terrorismo, qui siamo di fronte a uno dei più clamorosi casi di doppiopesismo progressista. Il Pci si è sempre schierato contro ogni forma di eversione stragista o terrorista? Bene, esattamente come il Msi, partito che in quegli anni ha pagato un tributo di sangue altissimo (evitiamo gli elenchi, basta ricordare che le prime vittime delle Brigate rosse sono stati due militanti missini, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, uccisi a Padova nel 1974). Ma il punto è anche un altro: se il Msi viene accusato per la strage di Bologna perché qualche condannato aveva un passato nella Fiamma, allora bisognerebbe davvero mettere il Pci tra i responsabili della morte di Aldo Moro. Sì, perché alcuni brigatisti coinvolti nel sequestro e nell’omicidio dell’esponente democristiano venivano, guarda un po’, proprio dal Pci. Hanno partecipato a quell’azione, infatti, Prospero Gallinari (che aveva iniziato la sua militanza nel Pci e nella Fgci) e Bruno Seghetti (anche lui passato dal Partito comunista). Non solo. Dalla Fgci arrivava pure Alberto Franceschini, fondatore e tra i leader più importanti delle Br. Ed è transitato dal Pci, finanziandolo generosamente, anche Giangiacomo Feltrinelli, che poi ha mollato il partito per fondare i Gruppi d’Azione Partigiana (Gap).
FINANZIAMENTI
Cosa vuol dire questo? Che il Pci è davvero responsabile delle azioni dei brigatisti e degli altri gruppi eversivi di sinistra? No, ovviamente, il Pci ha combattuto il terrorismo, ma è un dato di fatto che diversi terroristi rossi sono passati dal Pci, prima di mollarlo per darsi alla lotta armata. Ecco, la stessa cosa è successa a destra: il Msi ha combattuto il terrorismo, ma è un dato di fatto che diversi terroristi neri sono passati dal Msi, prima di mollarlo per darsi alla lotta armata. Ma perché, allora, da sinistra condannano la Fiamma e salvano il partito di Berlinguer? Quale sarebbe la differenza? Il rapporto, ad esempio, tra Fioravanti e il Msi non è lo stesso che c’è stato tra Franceschini e il Pci?
Una differenza, in realtà, ci sarebbe. Il Partito comunista italiano, in quegli anni, era abbondantemente finanziato dall’Unione sovietica, schierata, nella guerra fredda, sul fronte opposto a quello dell’Italia. Anche per questo non è credibile cercare di farlo passare come l’unico partito che lottava per difendere la democrazia dall’assalto di fascisti, massoni, servizi segreti deviati e altri nemici di vario tipo. Sugli Anni di Piombo sappiamo molto, ma tante cose sono ancora da capire. Tante storie sono ancora da scrivere. E ridurre tutto a uno scontro tra comunisti buoni e fascisti cattivi è quantomeno fuorviante...