La protesta "No Ponte" è il festival dei deliri

È un dilemma: ma questi “No Ponte” vanno presi sul serio o no? Il dubbio viene a leggere i resoconti della manifestazione andata in scena sabato scorso a Messina
di Tommaso Montesanolunedì 11 agosto 2025
La protesta "No Ponte" è il festival dei deliri

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È un dilemma: ma questi “No Ponte” vanno presi sul serio o no? Il dubbio viene a leggere i resoconti della manifestazione andata in scena sabato scorso a Messina dopo il via libera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile- Cipess- all’opera sullo Stretto. Detto che la piazza ha funto da calamita per tutta l’opposizione radicale in cerca d’autore- basti pensare alla presenza delle bandiere palestinesi, dei vessilli No Tav e arcobaleno, degli striscioni dei vari centri sociali-, a far riflettere sono le grida bellicose in vista dell’ennesimo, annunciato, “autunno caldo”. Che dovrebbe trovare nuova linfa, appunto, dalle proteste contro il progetto che i vari comitati stanno organizzando.

Ieri sui giornali più ostili al governo erano riportate con grande enfasi le parole degli attivisti. «In autunno dovrebbero partire le prime opere e si vedranno i primi cantieri e si è innescato un meccanismo veramente che è di passaparola potente per la mobilitazione popolare», è il virgolettato- altamente involutoattribuito a Gino Sturniolo, uno dei leader dell’agitazione. Un preannuncio di ciò che succederà nelle prossime settimane, quando- avvisa La Stampa- «le iniziative di protesta saranno molte, la popolazione delle due sponde si è resa conto che è arrivato il momento di agire e non starà ferma». E questa è la parte che inevitabilmente finirà sotto la lente del ministero dell’Interno, che gestisce l’ordine pubblico. Quanto sta accadendo contro altri cantieri e altre opere - il riferimento è al movimento “No Tav” in valle di Susa - costituisce un campanello d’allarme che chi è delegato alla sicurezza non può non tenere in considerazione. Del resto sul Fatto quotidiano Daniele Ialacqua, del comitato “No Ponte Capo Peloro”, lo dice apertamente: «L’obiettivo della nostra lotta è impedire l’apertura dei cantieri, con la protesta di piazza e con le azioni legali». Azioni che comprendono ricorsi al Tar e reclami indirizzati all’Unione europea presentati rispettivamente dalle sigle ambientaliste che spalleggiano la mobilitazione (Wwf, Greenpeace e Legambiente) e da Alleanza Verdi e Sinistra (Avs). L’altra faccia della campagna “No Ponte”, però, è rappresentata da una protesta quantomeno pittoresca. Se ne scorgono le tracce negli account social dei movimenti, laddove l’infrastruttura destinata a collegare le due regioni del Mezzogiorno è bollata come «un Ponte di guerra», «un’opera strategica per la Nato, non certo per Sicilia e Calabria». A seguire, un’improbabile cartina geografica che mostra un fantomatico percorso - per il traffico militare? - dalla Sicilia alla penisola scandinava passando per l’Europa centrale. «In un Mediterraneo flagellato da guerre, morti in mare e crisi climatica, dobbiamo certo costruire ponti, ma non questo».

Ecco, così, che nel calderone della piattaforma di rivendicazione finiscono i conflitti bellici (a proposito: Spazio No Ponte simpatizza per la Freedom Flotilla anti-israeliana), i migranti ostaggio del Mediterraneo e il surriscaldamento globale. E poi c’è lui: Renato Accorinti, l’ex sindaco di Messina (2013-2018) ora animatore a tempo pieno del movimento “No Ponte”. T-shirt a tema, ha indicato la strategia da seguire per contrastare con ogni mezzo l’inizio dei lavori per un’opera definita «un’offesa a tutto il Meridione (...) è come se volessero fare uno svincolo autostradale dentro San Pietro». «Faremo l’impossibile. Se mai dovessero aprire un cantiere, faremo la disobbedienza civile e occuperemo. Ci spingiamo fino al limite. Non ce ne frega niente della galera». Esibizione muscolare con la quale Accorinti intende esorcizzare le nuove norme in tema di ordine pubblico stabilite dai “decreti sicurezza”, in base alle quali «anche se sei lì in forma passiva, non violenta, stai facendo un reato. Lo hanno fatto apposta». Insomma, un “me ne frego della galera” in salsa antagonista. Tuttavia l’ex primo cittadino messinese non ha ancora perso le speranze: «Ci sono gli esposti in procura, a Roma, a Reggio Calabria, la sindaca di Villa San Giovanni... non li hanno rigettati, sono ancora aperti». Un’invocazione di soccorso (rosso) alle toghe. Ma questa è un’altra storia.