Nell'era sociale ogni parola ha un peso specifico in termini di come da non sottovalutare. La Coalizione dei volenterosi, così soprannominati gli Stati europei che stanno cercando la pace nel conflitto russo-ucraino, nell'incontro di lunedì sera con Trump e Zelensky ha avuto, nello spiraglio di trattative apertosi, i suoi vincitori ei suoi vinti. Quello che ci interessa, attualmente, analizzare sono i dati dell'etere. Perché se la politica è l'arte del reale, risulta però altrettanto vero che Facebook, Instagram, YouTube, LinkedIn, Bluesky e X sono diventati agorà digitale dove gli elettori d'Italia, d'Europa e del mondo - in una democraticizzazione dei pensieri più che delle idee - trovano sfoghi fatti di algoritmi e di numeri.
Analizziamo, quindi, l'andamento della conferenza. Tolti i mattatori, il presidente statunitense Donald J. Trump e l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky, sul fronte del vecchio continente a fare la voce del padrone è stata Giorgia Meloni. Il premier tricolore dopo aver incassato parole dolcissime dal numero uno della Casa Bianca- «Loro non durano a lungo. Hai resistito a lungo. Resterai lì per molto tempo» e ancora «il primo Ministro italiano Meloni è una leader davvero eccezionale e un'ispirazione per quel Paese. Ha ricoperto questo incarico, anche se è molto giovane, per un periodo di tempo più lungo rispetto ad altri» - ha “spaccato”. Non diviso, ma ha ottenuto un impatto sociale che gli altri capi di Stato del vecchio continente possono sognarsi. Partiamo dalle interazioni. In un documento pubblicato da Arcadia, dal titolo “L'audience dei Volenterosi”, sono stati raccolti tutti i dati sulle reazioni dei post pubblicati sugli account social. Come detto l'esponente di Fratelli d'Italia è stata padrona della scena.
La Meloni ha raccolto 456mila interconnessioni più che quadruplicato il secondo, in questa specifica classica, il presidente francese Emmanuel Macron fermo a quota 108mila. Terzo l'inglese Keir Starmer a 86.400, segue in quarta posizione il finlandese Alexander Stubb fermo a 82.300. Gli altri? La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è giunta fino a 74.300 interazioni. Infine, fanalino di coda, troviamo il tedesco Friedrich Merz a 21.000. In questo elenco, come riportano da Arcadia, non confrontare Mark Rutte. Perché? I suoi racconti «sono fermi al 2024 e quelli da segretario generale della NATO non hanno pubblicato». Fuori scala, come detto, Trump a quasi 2 milioni, mentre Zelenskyj ha superato quota 500mila.
Viste le reazioni, ora, è il momento di concentrarsi sui nuovi iscritti ottenuti dai leader europei. «La somma raccoglie il numero totale di nuovi follower degli account social», spiegano gli analisti, «nei giorni 18 e 19 agosto (Facebook, Instagram, X, Youtube, LinkedIn, Bluesky)». Ancora una volta in testa troviamo Giorgia Meloni. Un balzo in avanti di 18.100 novelli seguaci. Dietro, come sulle interazioni, Macron a 4.300. Merz è arrivato a un +3.100. Staccati Ursula von der Leyen (2.800), Stubb (2.600) e Starmer (2.300). Per Rutte vale il discorso fatto in merito al dato precedente. Qui Trump ha registrato un balzo di 39.200 follower, superato da Zelensky che ha sfondato quota 40mila. Possono sembrare meri numeri, scollegati dalla realtà, invece come detto all'inizio dell'articolo non è così.
Attualmente per incidere e avere voce, bisogna essere collegati ai media tradizionali, certamente, ma anche ai cellulari che portiamo h24 in dote. Perché in ogni scrollata, tra un reel e l'altro, incappiamo in notizie politiche con cui ci rapportiamo. Che inviamo ai nostri contatti e che ci suscitano le reazioni più disparate. Oggi, infatti, la politica non dorme mai e saper domare la tecnica dei social permette ai politici di farsi trovare, ogni volta, nell'unico quadrante in cui devono essere: quello dello schermo universale. E di quest'arte, alla quale una spolverata di empatia non guasta mai, Giorgia Meloni ne ha saputo fare un suo cavallo di battaglia. Polarizzando, ancor di più, l'individualizzazione dei partiti nella sua figura cardine.