Ha aspettato le prime ore del mattino di domenica per cercare e trovare la propria preda. E l’ha fatta sua, come un bottino personale. Lui, un uomo che secondo la denuncia della vittima era di colore, accanitosi come una belva sul corpo di lei. E lei, una sessantenne romana, “colpevole” di essersi alzata all’alba per accompagnare il proprio cane nel parco romano di Tor Tre Teste, alla periferia della città. Una violenza brutale, odiosa, rubandole persino il telefonino, durata «un incubo di dieci minuti». Il tutto immortalato probabilmente dalle telecamere, unico strumento – temiamo – di sorveglianza del luogo. Il reato non ha avuto altri testimoni nel deserto della mattina di festa dedicata al riposo.
E ha ragione a raccontare spaventata quello che ha vissuto la signora romana che è rimasta vittima dell’episodio di grave violenza. Perché tutto poteva aspettarsi tranne che incappare in un delinquente straniero – così dalle sue parole nella denuncia alle autorità – che aveva bisogno di sfogare se stesso per colpire il suo bersaglio. E magari per lui non sarà stata nemmeno la prima volta... Lo stupro è avvenuto praticamente sotto casa, nel parco dove lei porta di solito il cane. Lo sconosciuto l’ha avvicinata all’improvviso e dopo averle strappato il cellulare che aveva nel marsupio l’ha violentata. Solo quando si è allontanato la vittima è tornata a casa e ha dato l’allarme. In ospedale è stato attivato il codice rosa per riscontrare i segni della violenza. Non è la prima volta che accade. E purtroppo non sarà l’ultima, perché i parchi di Roma sono diventati terra di nessuno e ci sarà un motivo se in tanti lamentano scarsa attenzione sulla sicurezza da parte del Campidoglio; Gualtieri continua a fare la sua campagna dell’ottimismo, con inaugurazioni anche minime, ma è ora di guardare anche i luoghi del degrado dove si consumano violenze. Colpa del sindaco?
Ci mancherebbe altro che venisse meno il senso di responsabilità verso le istituzioni. Ma certo è che soprattutto nella grande periferia romana prevale il senso di abbandono che non aiuta a far prevalere la fiducia. Quote sempre più rilevanti di immigrati sono censite nei registri delle carceri, come figure compromesse in reati turpi. E in quei quartieri, da Tor Tre Teste al resto della città, spesso la paura che generalizza ogni episodio provoca un clima di fortissima tensione. E guai a parlare di “stranieri” odi “uomo di colore”: per certa politica e anche per certa stampa diventa quasi un’affermazione di razzismo. E invece no, perché parlano proprio le cifre: una quota significativa di detenuti per reati sessuali è composta da cittadini stranieri (circa 41-44?%). Molto più rispetto alla popolazione presente in Italia. Dati che evidenziano una disparità tra peso demografico e peso criminale: i cittadini stranieri, in proporzione, compaiono più spesso nelle statistiche relative a questi reati.
Appare evidente che anche le istituzioni locali devono giocare la loro parte. E proprio Fdi nel territorio – il V municipio della Capitale con i propri rappresentanti Mariacristina Masi, Daniele Rinaldi e Lorena Vinzi – ha messo in luce responsabilità gravi di chi non ascolta da anni le proprie denunce. Parole a vuoto pare di capire, se è da tempo che il degrado del parco di Tor Tre Teste e delle aree vicine è sottovalutato. Si moltiplicano gli episodi di illegalità: discariche abusive, occupazioni di spazi comunali, come l’ex campo sportivo, e insediamenti abusivi in via delle Susine. Ma chi deve ascoltare le lamentazioni le destina invece nel cestino. Ci si può aspettare qualcosa di diverso da chi, con le proprie scelte politiche e amministrative, continua a tollerare accampamenti di fortuna e a strizzare l’occhio agli occupanti abusivi? La vittima ha descritto l’aggressore come uno sbandato probabilmente senza fissa dimora: è evidente che si deve trovare anche la forza di usare parole dure, perché si è di fronte all’ennesimo atto brutale frutto di degrado e abbandono, condizioni che la sinistra non ha mai voluto affrontare con decisione. Governano la Capitale, ne siano all’altezza.