CATEGORIE

Cinque punti per capire il ko dei progressisti

di Mario Sechi mercoledì 27 agosto 2025

5' di lettura

La crisi della Francia è un segno dei tempi, il governo è in bilico, Emmanuel Macron sfoglia la Settimana Enigmistica della politica francese senza risolvere rebus e cruciverba, ma unendo i puntini si capiscono molte cose. Il premier Bayrou è appeso a un filo e l’8 settembre affronterà il voto di fiducia all’Assemblea Nazionale, il mercato dei titoli di Stato registra la rivoluzione in corso, lo spread tra Btp italiani e Oat decennali francesi ha chiuso a 5,8 punti, il livello più basso di sempre, la Borsa registra l’emergenza (tutti gli indici europei hanno chiuso in rosso) e prende le misure per un cambio di scenario molto più profondo.

La politica di bilancio prudente del governo Meloni si è dimostrata finora vincente, la stabilità politica è diventata un valore positivo nel conto profitti e perdite di Palazzo Chigi. Chiudere l’era del bancomat di Stato del Movimento Cinque Stelle e delle utopie “tassa e spendi” del Partito democratico è stato il più grande investimento del centrodestra, ha protetto il risparmio degli italiani, le famiglie e le imprese da rischi incalcolabili. Siamo solo all’inizio di una grande ristrutturazione del sistema internazionale, si naviga a vista, Meloni ha dimostrato di saper tenere la rotta nella tempesta. Ma attenzione, la politica di moderazione deve continuare, siamo solo al primo giro di boa.

Il cambiamento climatico della geopolitica si chiama America e siamo all’inizio dell’uragano Trump. È alla Casa Bianca da sette mesi, quasi tutto quello che c’era durante l’era Biden è stato spazzato via dall’amministrazione Maga. L’accordo tra Unione Europea e Stati Uniti sui dazi dà un quadro certo alle imprese rispetto a qualche settimana fa, ma non sarà sufficiente a rafforzare la stabilità dello scenario economico perché all’orizzonte sono in via di formazione altri eventi estremi.

Faccio un breve elenco, sono cinque punti sintetici, una prima mappa dove sono visibili la bancarotta culturale del progressismo, il suo deficit di realismo e massimo carico di utopismo: 1. Finanza. La politica monetaria americana prevede un dollaro debole contro l’euro e una Federal Reserve più allineata al governo. La recente nomina di Stephen Miran (capo degli economisti della Casa Bianca) nel board della banca centrale e il licenziamento della consigliera Lisa Cook, per una storia opaca di mutui ottenuti per l’acquisto di una casa, sono il preludio di un cambio degli equilibri negli orientamenti della Fed. Nella riunione di fine luglio, per la prima volta dal dicembre del 1993, la Federal Reserve ha visto il dissenso di due membri su una decisione del Comitato federale di politica monetaria (FOMC). La Banca centrale europea continua a surfare sulle parole della presidente Christine Lagarde, la quale dice che sta piovendo, ma non apre l’ombrello. No news, nell’era dei prezzi al galoppo Lagarde disse che l’inflazione era temporanea, dunque siamo nel copione del “pilota automatico” della classe dirigente europea, andiamo a fari spenti verso un muro di titanio.
 

2. Difesa. I governi europei sono chiamati ad aumentare il loro contributo per la guerra in Ucraina attraverso l’acquisto diretto di armamenti dagli Stati Uniti. Tale sforzo finanziario rientra nel limite minimo del 5% di contributo alle spese della Nato, concordato tra Stati Uniti e alleati. Sul piano militare, l’Ucraina continuerà ad avere le forniture necessarie per contrastare la Russia. Secondo un’analisi pubblicata in luglio dal “German Council on Foreign Relations” l’Europa con questo meccanismo d’acquisto, potrà nell’immediato sostenere Kiev e difendere il fianco orientale, “comprando” il tempo che serve per costruire una catena di produzione europea adeguata allo sforzo bellico, che ora manca. Di dritto e di rovescio, bisogna pagare di più per la Difesa, è finita un’era e ne è cominciata un’altra.

3. Tecnologia. Gli Stati Uniti hanno acquistato il 10% di Intel, il gigante americano dei microchip che ha bisogno di riposizionarsi in un mercato dominato da Nvidia e dai giganti della Corea del Sud e di Taiwan. Gli americani stanno cercando di costruire una “sovranità del silicio” che va di pari passo con gli investimenti massicci del settore privato nell’Intelligenza Artificiale. Stiamo parlando del motore dell’economia contemporanea, l’hardware dei materiali e il software dei dati. L’Europa è completamente fuori da questo grande gioco hi-tech, la competizione è tra Stati Uniti e Cina, con Bruxelles che dipende dalle forniture estere e non ha una politica comune. Si tratta di un buco tecnologico ad altissimo rischio per l’Europa, di cui abbiamo avuto una prova generale durante la pandemia, quando i cinesi hanno strambato verso un’economia autarchica, restringendo l’export delle terre rare (necessarie per costruire i microchip) e imponendo il proprio calendario sulla catena globale di produzione e distribuzione di materie prime, semilavorati e prodotti finiti.

4. Immigrazione. La stretta americana è impressionante e l’ondata del cambiamento arriverà in Europa. Senza un cambio delle politiche migratorie da parte di Bruxelles, la rotta europea diventerà la prima alternativa disponibile per gli stranieri. Secondo un report del “Pew Research Center” del 21 agosto scorso, dopo un’ascesa durata 50 anni, la popolazione straniera negli Stati Uniti è in netto calo: «In giugno, la popolazione straniera è diminuita di oltre un milione di persone, segnando il primo calo dal 1960». Nel 2023 su 51,8 milioni di residenti in America nati all’estero, 14 milioni hanno uno status o illegale o con permesso temporaneo. La politica dei confini aperti di Joe Biden ha prodotto un terremoto politico e sociale, questa è una delle ragioni del ritorno di Trump alla Casa Bianca. Il presidente ha subito potenziato i controlli alla frontiera con il Messico e avviato una campagna di espulsioni dei migranti irregolari. Nel capitolo immigrazione, c’è un elemento di ulteriore cambiamento, taciuto e sottovalutato: l’aumento della popolazione islamica in Europa. Tra il 2010 e il 2020 (sempre fonte Pew Research) gli islamici sono cresciuti da 39 milioni a 46 milioni, un balzo del 16%. Si tratta di un trend di lunga durata e gigantesco impatto, con il declino costante dei cristiani (-8.8%) e degli ebrei (-8%), che sono sempre più minoranza e sempre più minacciati. L’Europa in pieno inverno demografico è a un bivio, le sinistre continuano a inseguire pericolose utopie. Il Pd che sale sui barconi delle Ong è l’esempio clamoroso di questa dissennata visione del mondo. La storia va da una parte, la sinistra va in direzione contraria.

5. Energia. Qui siamo nel campo del più raffinato Grande Gioco in corso, riguarda le rotte dei gasdotti e del petrolio, gli investimenti nelle energie rinnovabili, gli accordi tra i grandi produttori sul prezzo del barile, la presenza di attori che hanno interessi convergenti e contrapposti. La guerra a Gaza è uno spazio ampio della scacchiera, così come il conflitto in Ucraina. Sono in gioco le risorse dei più grandi giacimenti di gas del Mediterraneo Orientale, il petrolio libico e nigeriano, le terre rare dell’Africa, il barile dell’Arabia Saudita (e gli investimenti globali del suo immenso fondo sovrano), la capacità militare e politica di Israele di ridisegnare la mappa della regione sui 7 fronti di guerra aperti dopo la strage degli ebrei del 7 ottobre 2023. In Eurasia, la nostra porta verso l’Oriente, vediamo che la rete dei gasdotti russi ha ri-orientato il flusso verso la Cina, il grande avversario degli Stati Uniti. Tutto è energia, niente esiste senza energia. Il vertice in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin ha come sfondo una frase di Arnold J. Mackinder, uno dei padri della geopolitica: «Chi controlla l’Est Europa comanda l’Heartland: chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo: chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo». Cosa controlla l’Europa?

tag
mario sechi
progressisti
editoriale
emmanuel macron
keir starmer
donald trump

Eliseo Se cadrà il governo, Macron si dimetterà?

Allo zar serve il conflitto per governare La guerra rafforza Putin: l'Europa non l'ha capito

Capezzone, panico nelle redazioni dei giornaloni: "Come facciamo a nascondere tutto?"

Ti potrebbero interessare

Se cadrà il governo, Macron si dimetterà?

La guerra rafforza Putin: l'Europa non l'ha capito

Giovanni Longoni

Capezzone, panico nelle redazioni dei giornaloni: "Come facciamo a nascondere tutto?"

Taylor Swift e Travis Kelce, Trump: "Auguro loro tanto amore"