Alle spalle finanziarie della missione mediatica c’è anche una colletta internazionale (che a fine agosto aveva già fruttato 350mila euro in donazioni), per acquistare le imbarcazioni della Flotilla per Gaza. Ma l’impegno economico - considerando una media prudente di 15/20mila euro a imbarcazione- sicuramente supererà almeno il milione di euro. Le 50 barche che fino ad ora sono salpate per dare l’assalto alle coste della Striscia di Gaza e trasportare le 300 tonnellate di aiuti umanitari raccolte in tutta Italia domenica 7 settembre dovrebbero raggrupparsi tra Catania e Siracusa.
Nei porti siciliani dovrebbero convergere gli oltre 500 attivisti che hanno dato la propria disponibilità a tentare di bucare “il blocco” di Israele che dal 2007 rende impenetrabile la Striscia di Gaza dal mare. Vale a dire da quando Hamas ha preso il controllo dei territori della Striscia dopo l’abbandono di Israele.
Il governo di Gerusalemme ha già ammonito gli organizzatori anche di questa 33esima edizione della Flotilla che la violazione delle acque di fronte a Gaza: nessuna violazione verrà tollerata. Per il momento c’è da attendere se verranno rispettati i tempi previsti della lenta navigazione (4 nodi la velocità di crociera stimata per tenere compatta la flotta). Il ministro Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale del governo di Bibi Netanyahu, intende accoglierli come già fatto a giugno e luglio: ovvero come terroristi. Il piano proposto dal ministro della destra messianica prevede che «gli attivisti saranno detenuti nelle prigioni destinate ai terroristi», ha anticipato il Jerusalem Post, nei giorni scorsi spiegando che ai componenti della missione «saranno negati privilegi speciali come la televisione, la radio e cibo su richiesta». Con il passare dei giorni si scopre che la Flotilla nasce come una missione “senza ritorno”.
Almeno per i natanti - come successo a giugno con la Madleen e a luglio con la Handala - che sono stati sequestrati dalla Marina delle forze armate israeliane (Idf).
Le barche schierate in questa nuova iniziative (al momento sono una quarantina ma altre potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni), sono quasi tutte imbarcazioni a vela di medie o piccole dimensioni, tra i 12 e i 16 metri di lunghezza, maneggevoli ma in grado di reggere a lungo navigazioni in mare aperto. Da Genova è partita la piccola Ghea, che può ospitare un massimo di 6 persone, e la più grande Luna Bark, dove possono starci comodamente almeno in 10. Da Barcellona hanno preso il mare due navi più grandi, con 25 persone a bordo tra cui la ex sindaca della città, Ada Colau.
La scelta di barche non molto grandi non è stata casuale: gli attivisti l’hanno fatta, sostengono, per «apparire meno aggressivi», sottolinea un articolo de Il Post. Forse anche per “bucare” i sistemi di tracciamento israeliani. Tutte le barche partite domenica da Genova sono state acquistate in Italia sul mercato dell’usato, «spulciando tra i siti specializzati e attraverso il passaparola», ricostruisce Luca Poggi, responsabile logistica della Flotilla. Sono state pagate in media tra i 30mila e i 50mila euro ciascuna.
«Molti venditori», prosegue Poggi, «quando hanno saputo che ci servivano per portare gli aiuti a Gaza ci hanno fatto pagare meno di quello che chiedevano all’inizio, chiedendo di essere coinvolti nell’iniziativa».
La nave ammiraglia italiana è un due alberi che si chiama Taigete, come una stella della costellazione delle Pleiadi. È il nome che gli aveva dato il vecchio proprietario. «Non lo abbiamo cambiato, così come abbiamo lasciato i nomi di tutte le altre barche che abbiamo comprato per portare gli aiuti a Gaza». I fondi per acquistare le imbarcazioni sono stati raccolti dagli attivisti tramite donazioni da tutto il mondo: «Il 31 agosto c’erano 350mila euro» sul conto. In un mese e mezzo le barche sono state dotate con videocamere e connessione a Starlink, la rete di telecomunicazione satellitare di SpaceX, una società di Elon Musk, aiutati, dicono, «da alcuni esperti di sicurezza informatica.
Intanto si moltiplicano gli episodi di supporto all’iniziativa. Ieri un sit in all’università La Sapienza di Roma sono stati bruciati manifesti con la faccia del ministro Ben Gvir e Meloni. Anche volti Salvini e Bernini. Sotto al rettorato gli attivisti hanno acceso un fumogeno. A Venezia l’attrice Anna Foglietta è arrivata sventolando una bandiera palestinese. I carabinieri hanno identificato l’equipaggio e dopo 45 minuti fatto ripartire la lancia verso il Lido.