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Francia, anche i film devono essere pro Pal

Nel 2026 torna la serie tv israeliana "Fauda", che racconta le vicissitudini di Doron Kavillio e altri agenti di un corpo speciale delle Forze di difesa israeliane
di Mauro Zanon venerdì 5 settembre 2025

3' di lettura

Il 2026 segnerà il ritorno sugli schermi della celebre serie televisiva israeliana Fauda, che racconta le vicissitudini di Doron Kavillio (interpretato dall’attore e sceneggiatore Lior Raz) e altri agenti di un corpo speciale delle Forze di difesa israeliane, chiamato Mista’arvim. Chi fa parte di questa divisione viene addestrato per integrarsi all’interno delle comunità palestinesi, ed è quindi in grado di parlare un arabo molto fluente.

Il gruppo che si vede in azione in Fauda, infiltrato nei territori palestinesi di Gaza e Cisgiordania per cercare di catturare un terrorista di Hamas responsabile di diversi attacchi terroristici e conosciuto come “La Pantera”, prende ispirazione da una delle unità del Mista’arvim, chiamata “Duvdevan”, in cui lo stesso Raz aveva prestato servizio negli anni Novanta, prima di iniziare a lavorare nella televisione e nel cinema.

Nel trailer diffuso di recente che annuncia la nuova stagione, la quinta, uno dei protagonisti, Eli (interpretato da Yaakov Zada-Daniel), afferma: «La Nukhba (l’unità d’élite di Hamas, ndr) si trova a Marsiglia», con immagini che mostrano il porto della città focea e altri richiami al territorio francese. Elementi che ora dovranno essere rivisti, perché la produzione di Fauda, Yes Studios, ha deciso di annullare le riprese e di trasferire il set e le macchine da presa a Budapest, nella più tranquilla Ungheria. Il motivo? «Problemi di sicurezza» e nell’ottica di «proteggere il personale artistico e tecnico», secondo quanto affermato dai produttori.

Ieri, il quotidiano locale della zona di Marsiglia, La Provence, ha diffuso i contenuti della lettera che Yes Studios ha inviato alla Mission Cinéma (ente che si occupa dell’accoglienza delle produzioni, della gestione e delle autorizzazioni) della città focea, nel quale viene messo nero su bianco che il rischio di «subire proteste durante le riprese» è troppo elevato per i nuovi episodi. Che «metteranno in primo piano la tragedia» del 7 ottobre 2023.

La casa di produzione israeliana non lo specifica, ma è evidente che la decisione di annullare le riprese sia legata alla recrudescenza degli episodi di antisemitismo a Marsiglia e ai problemi di ordine pubblico legati alla presenza di una grande comunità arabo-musulmana che si particolarmente sensibile alla causa palestinese. A rafforzare questa versione è lo stesso Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia. In un comunicato diffuso dall’antenna locale, si denuncia la «successione di aggressioni antisemite di insopportabile gravità» che hanno colpito Marsiglia solo nell’ultimo weekend: una donna è stata insultata al grido di «sporca ebrea», un rabbino è stato aggredito, un individuo ha gridato «Free Palestine, fuck Israel» davanti a una sinagoga e alcuni manifesti in memoria di Ilan Halimi (rapito, torturato e infine ucciso perché ebreo nel 2006 da un gruppo di ragazzi che si facevano chiamare la “banda dei barbari”) sono stati strappati.

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Da qui la decisione di Yes Studios di stravolgere i piani e spostarsi a Budapest: uno smacco per Marsiglia e per tutta la Francia. Su X, l’ex presidente del Crif Marseille-Provence, Bruno Benjamin, ha reagito con queste parole: «Che vergogna per Marsiglia. La cancellazione delle riprese di Fauda nella nostra città, per motivi di sicurezza legati alla recrudescenza degli atti antisemiti, è un segnale d’allarme. Quando l’odio impedisce alla cultura, all’arte e alla memoria di esprimersi, è l’intera società a regredire».

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