Incroci della vita. Nel giro di poche ore Michele Emiliano perde un figlio politico e ne trova uno biologico, il quarto. La bambina del sessantaseienne governatore della Puglia nascerà a brevissimo, forse addirittura oggi. Questa è la motivazione per la quale il presidente ha dato buca ieri sera al Festival dell’Unità di Bisceglie, dove il giorno prima Antonio Decaro aveva annunciato, tra le lacrime, la propria candidatura a succedergli. In ogni caso, non era aria di farsi vedere; già in mattinata si era capito, quando il solitamente baldanzoso aveva dato buca all’inaugurazione di una tratta ferroviaria locale.
Non è un mistero che l’uomo che da dieci anni ha in mano la Regione viva quanto sta accadendo come un tradimento. Non si capacita di quanto gli succede intorno. È convinto, con qualche ragione, di aver creato lui il campo largo, sterminato, della sinistra in Puglia, di fatto riducendo l’opposizione del centrodestra al ruolo di comparsa. Sa che Elly Schlein, dopo avergli sbarrato la strada, negandogli il terzo mandato, è consapevole di avergli chiesto un grande sacrificio, esortandolo a rinunciare a candidarsi al consiglio regionale perché così pretendeva l’uomo designato a rimpiazzarlo per ritornare da Bruxelles, dove da un anno fa l’europarlamentare per il Pd. Non si aspettava però che la segretaria costringesse Decaro a candidarsi malgrado Alleanza Verdi e Sinistra non abbia ritirato dalle liste il nome dell’altro governatore ingombrante che il bell’Antonio non voleva, Nichi Vendola. O quantomeno, si era forse illuso che l’ex sindaco di Bari avesse uno scatto d’orgoglio e a quel punto si sfilasse lui, rimanendo in Europa, per mostrare coerenza e piglio da leader, soprattutto in prospettiva di una ipotetica scalata al Nazareno come campione dell’ala riformista e moderata.
Forse Emiliano pensava che questo scenario gli avrebbe consentito di rientrare in gioco. Invece ora si trova a giocare una partita che non si aspettava, nella quale sente di aver contro un po’ tutti: sicuramente Decaro, che a questo punto non può negare di avere con lui una questione personale, un po’ anche Elly, con la quale aveva pure trovato un accordo e che lo ha sacrificato con il cinismo del leader, e perfino Vendola, che è sempre pieno di buone parole e saldi principi ma alla fine, come tutti, gioca solo la sua partita. L’aspirante governatore del campo largo giura di aver ceduto su Nichi perché, come sostiene di aver preteso, ha ottenuto da lui che la sua fosse solo una candidatura di servizio, per aumentare il pacchetto di voti di Avs, salvo poi ritirarsi, subito o tra un anno e mezzo, in vista delle prossime Politiche. Ma questo non sta scritto da nessuna parte e sia l’interessato sia Alleanza Verdi e Sinistra negano l’ipotesi. E poi, a essere onesti, la soluzione della candidatura al Parlamento nel 2027 era un’opzione sul tavolo anche per risolvere il caso di don Michele, non fosse che il bell’Antonio ha detto no.
Il punto di domanda quindi è cosa farà adesso il governatore sempre più uscente. L’uomo è imprevedibile. Senz’altro farà pesare il proprio disappunto. Si butterà a capofitto nella costruzione della sua lista “Con”, organica all’alleanza del campo largo. È circolata voce che Emiliano si candidi come capolista, ma significherebbe una rottura con il Pd che nessuno vuole e a nessuno conviene. Infatti l’interessato esclude di scendere in campo, ma la situazione è aperta e tra qualche settimana tutto potrebbe cambiare. Lo sforzo dei dem ora è tenere dentro l’ormai quasi ex presidente, non solo mantenendo valida l’offerta del seggio parlamentare ma anche facendo pressione su Decaro perché si sforzi di ricucire con il suo vecchio capo ripudiato. «Antonio ha fatto un gran casino e ora non deve fare altri errori» è il tam tam del partito.
Cosa significa? Nei giorni scorsi si era parlato di un assessorato per don Michele, lo Sviluppo Economico. L’interessato è scettico sul fatto che il suo successore manterrà la parola di Elly. Ma il tentativo sarà fatto. Un errore che il partito si aspetta che il futuro presidente eviti è quello di fare carne di porco della squadra di Emiliano. L’avvicendamento fisiologico degli uomini di fiducia nei posti chiave non deve trasformarsi in una resa dei conti. La battaglia è stata cruenta e la faccia di Decaro quando annunciava la propria discesa in campo con l’espressione di chi sta salendo sul patibolo, malgrado avesse davanti una folla osannante che lo invocava come la Madonna, dice che hanno perso in tanti.
Solo Schlein può festeggiare. Ha ottenuto quel che si era prefissata: il campo largo è unito in tutte le Regioni. Il prezzo però è stato salato: nessun candidato è riferibile alla segretaria, Decaro ieri sera era già a Modena a incontrare il capo dell’opposizione interna dem Stefano Bonaccini, anche lei ha dovuto rimangiarsi la parola più di una volta e fare compromessi su uomini e programmi, il Pd ha dovuto accettare programmi da centro sociale, M5s ha fatto la parte del leone, Avs si sente maltrattata. Ma in Puglia, a dire il vero, il grande malato sembra essere il centro destra. E il primo a dolersene è Emiliano: se non lo avesse distrutto così, Decaro non avrebbe potuto fare giochini e imporre diktat, perché avrebbe avuto un rivale esterno da battere, è l’amaro ragionamento del governatore, che in serata dirama un comunicato della lista “Con” a sostegno del candidato. Ora sta al bell’Antonio non sbagliare ancora.