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Pure Gentiloni declassa il centrosinistra

L'ex commissario europeo ammette: "Queste opposizioni non sono pronte per essere alternativa di governo"
di Elisa Calessi domenica 21 settembre 2025

3' di lettura



ELISA CALESSI
■ La sberla è forte. Intanto perché a darla (metaforicamente) è l’esponente del Pd che, negli ultimi dieci anni, ha ricoperto i ruoli istituzionalmente più alti: è stato ministro degli Esteri, premier, commissario Ue. In secondo luogo perché Paolo Gentiloni non è un tipo da fare sparate. Pesa le parole, riflette, attende. Il terzo fattore che la rende bruciante è che smonta la “narrazione” che la segretaria dem va ripetendo da settimane a ogni festa dell’Unità, a ogni manifestazione elettorale (peraltro ieri era a fianco di Matteo Ricci nelle Marche), a ogni intervista. Ossia quella di una coalizione progressista che, essendo riuscita a presentarsi unita nelle sette Regioni al voto, ormai è fatta e si prepara a vincere le prossime elezioni politiche. Il fatto di aver realizzato un’alleanza larga per le prossime elezioni regionali, va ripetendo Elly Schlein, è la prova che l’alternativa al centrodestra c’è.
Gentiloni ha seccamente smentito questa affermazione e con parole durissime: «Le opposizioni hanno da fare moltissimi passi in avanti per guadagnare la credibilità per poter essere un’alternativa», ha detto l’ex presidente del Consiglio, ospite a Faenza di “Talk”, per le giornate di incontri e giornalismo dal vivo organizzate dal Post. Come si legge sul sito, Gentiloni, rispondeva a una domanda sulla possibilità che la segretaria del Pd possa diventare in futuro premier.
DOCCIA GELATA Altro che premier, ha risposto, il problema è che al momento i partiti di opposizione non sono pronti nemmeno per vincere le elezioni e diventare «una vera alternativa» all’esecutivo di Giorgia Meloni. Per l’esponente dem, si legge ancora, il più grande errore che potrebbero fare le opposizioni è «dare per scontato» che ci sarà un’alternanza di governo.
Come, invece, accade da un po’ di mesi dalle parti del Nazareno, dove già prima dell’estate si ragionava di ministri, presidenti della Camera o del Senato. Gentiloni, con il suo stile pacato, ha raffreddato gli entusiasmi: «Se non hai una credibilità per poter essere un’alternativa», ha detto, «il rischio è che nonostante tutte le sue divisioni, nonostante i suoi errori, nonostante le sue debolezze, l’attuale governo duri a lungo», si legge nel report dell’intervista. «E non posso pensare a cosa succederebbe in questo Paese se questo governo durasse per dieci anni. Non sto dicendo che arrivano la dittatura e quelli col fez, sto dicendo che una tendenza invasiva all’occupazione di spazi di potere, che già vediamo, prolungata per dieci anni, penso che l’Italia farebbe bene a evitarla.
E l’alternanza è sempre positiva. Non siamo ancora pronti come opposizioni per essere una vera alternativa di governo».
Del resto, Gentiloni non è l’unico a pensarla così. A fine agosto Romano Prodi, in una lunga intervista a Repubblica, parlando del presunto rischio di «involuzione democratica», aveva risposto così: «Il centrosinistra cosa dovrebbe fare in Italia per fermare questa deriva?
Esistere. Basterebbe questo».
E aveva aggiunto che «senza un’opposizione, il governo può fare qualsiasi cosa e vince sempre». E aveva definito questa «opposizione frammentata» come «un venticello fastidioso, ma innocuo».
NODO PRIMARIE Al Nazareno nessuno ha commentato. Elly Schlein, si dice, è impegnata a fare la campagna elettorale. Come dire: lei lavora per vincere, mentre gli altri chiacchierano. E in effetti ieri era proprio a Jesi con Ricci. Non sfugge ai fedelissimi, però, che queste bordate hanno come bersaglio proprio lei, la segretaria, la sua gestione, la sua capacità di creare una coalizione vincente e quindi di governare. L’uscita di Gentiloni, peraltro, arriva in un momento in cui è tornato in primo piano proprio il dibattito sul candidato premier ed è messa in aperta discussione l’idea che a farlo debba essere il segretario del partito con più voti. Persino Matteo Renzi, che fino a pochi mesi fa era il più strenuo sostenitore del diritto di Schlein a guidare la coalizione verso Palazzo Chigi, ora guarda a Silvia Salis, sindaco di Genova, che sarà la guest star alla Leopolda. Certo, sarebbe «un bel nome», «è bravissima», ha detto ieri Maria Elena Boschi, aggiungendo, però, «non tiriamola per la giacchetta», «sta facendo la sindaca a Genova, è giusto si concentri su quello, poi deciderà lei... vedremo cosa succederà, se ci saranno primarie nel centrosinistra o meno...».
Anche le primarie di coalizione, finora ipotesi mai contemplata, sono diventate una strada possibile. E se i fedelissimi Schlein sono convinti di vincerle a mani basse, chi ha più esperienza consiglia prudenza.

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