Il finto Antonino Cannavacciuolo mirabilmente satireggiato in tv da Max Giusti aveva visto più lontano degli occhiuti censori della Commissione di vigilanza della Rai con strabismo a sinistra. Il comico ammoniva l’imprenditore concorrente all’improbabile Masterchef a non pensare agli operai mentre preparava il risotto, perché poi «sapeva di operaio». Il Pd, non pensando più da tempo agli operai, si getta a capofitto sui piatti della tradizione italiana pensando alla sua maniacale ossessione, Giorgia Meloni, urlando al complottismo gastronomico. Toni indignati, scandalo e orrore più della pancetta e del parmigiano sull’amatriciana attraverso i pixel televisivi e l’inchiostro delle note stampa contro la premier per la promozione della Cucina italiana nel mondo a patrimonio Unesco.
Altro che D’Alema spignattante in cucina con un risottino al sapore deciso di accordo politico ripreso in tutte le angolature, altro che patto della crostata: Meloni con la sua apparizione avrebbe sofisticato uno dei più riconosciuti valori culturali e di costume del Belpaese su Rai 1, mentre «il mondo sta bruciando da Gaza a Kiev», come gli sdegnati componenti democratici della Commissione non mancano di rilevare. C’entra come i cavoli a merenda, tanto per rimanere in argomento, ma almeno i disarmocromisti schleineniani hanno avuto il buon gusto di non parlare in questa occasione né di carestia nella Striscia né di fame nel mondo, e neppure delle ingiustizie nel mondo disseminato di sbobbe e tristezza culinaria.
Meloni zittisce Schlein: "La polemica sulla Rai? Cosa faceva il premier del Pd"
La polemica del giorno? Secondo la sinistra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non può intervenire in un ...Ma come si permettono gli italiani di coltivare ancora il rito del pranzo della domenica? E perché Meloni risponde alle domande di Mara Venier e non si sottrae? Anche se i piddini non riescono a farsene una ragione, esiste una normalità per la quale non occorrono i militanti e neppure un Landini col disco stonato dell’«Avanti popolo» in sciopero. Secondo i puristi degli ingredienti a km zero della politica in salsa rossa, Meloni avrebbe effettuato non uno spot per la Cucina italiana (che vale la bellezza di 250 miliardi di euro) ma uno spottone per sé stessa approfittando addirittura di Domenica In, il programma nazionalpopolare che viene schifato come lo stoccafisso con i broccoletti ai ricevimenti in terrazza ai Parioli. Tutto il repertorio del relativismo filosofico da bar dello sport è stato riversato mediaticamente per lo stucchevole minestrone della cucina del Pd, sempre da piatto unico.
Accade quando c’è chi pretende di essere monopolista delle virtù etiche e pratiche, chi sa sempre cosa fare quando non governa e quando governa non fa quello che predica andrebbe invece fatto, chi confonde le piazze con le piazzate e le tavolate con le abbuffate. Vero è che Giacinto Pannella detto Marco faceva gli scioperi della fame per le sue battaglie, ma gli italiani di qualunque credo partitico con la tavola hanno un rapporto talmente fideistico che pretendono di ritrovarla tal quale all’estero, con i profumi della cucina della nonna e della mamma, senza fare sconti. Profumi di casa, insomma. Anche quelle degli operai, dove i risotti non sanno mica di operaio.