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Flotilla, la sinistra s'è imbarcata in una tragicommedia

Il solo fatto che dei pacifisti, quelli in rotta verso Gaza, si possano far scortare da una nave da guerra ci fa capire che siamo in pieno cinepanettone
di Daniele Capezzone giovedì 25 settembre 2025

4' di lettura

Per carità: è dovere di un governo proteggere un connazionale o un gruppo di connazionali, anche all’estero, da ogni rischio eventuale o potenziale. E quindi ha senso il fatto che ieri l’esecutivo Meloni, attraverso il ministro della Difesa Guido Crosetto, abbia preannunciato l’invio di una fregata per ipotetiche attività di monitoraggio e assistenza a favore dei cittadini e dei parlamentari italiani a bordo della Flotilla. Dopo di che, il solo fatto che dei pacifisti si possano far scortare da una nave da guerra ci fa capire che siamo in pieno cinepanettone: con la differenza che Massimo Boldi e Christian De Sica sono due giganti della comicità capaci di far ridere volontariamente, mentre gli onorevoli progressisti in barca fanno ridere anche loro, però del tutto involontariamente. Ciò detto – e qui si smette di sorridere – l’equipaggio della Flotilla (deputati inclusi) andrebbe innanzitutto protetto da se stesso.

Abbiamo ancora nella memoria le grida e gli alti lai – una decina di giorni fa – per un presunto attacco attraverso droni israeliani. Tutto smentito: sia dalla Tunisia (paese pro Pal e non certo amico di Israele) sia dalla logica, visto che un eventuale attacco via droni avrebbe procurato conseguenze ben più gravi. Senonché, all’alba di ieri, si è registrato un nuovo allarme pompatissimo dai media e dai parlamentari: un presunto attacco o una serie di attività di disturbo il cui autore resta ignoto. Lascio da parte gli aspetti più tragicomici, e cioè l’eventuale uso di droni sonori che avrebbero sparato ad alto volume le canzoni degli Abba. Non mi sembra esattamente un’arma di distruzione di massa: ma lasciamo perdere. E quindi capisco bene che, davanti all’ennesima minaccia di gazzarra, il governo abbia deciso di togliere alla sinistra frignante qualsiasi alibi. Mossa razionale: quelli cercano in modo bambinesco il litigio, e l’adulto nella stanza (cioè il governo, nella circostanza un po’ badante e un po’ insegnante di sostegno) fa bene a sparecchiare qualunque pretesto dal tavolo. Per quanto, come al solito, immaginate un’inversione delle parti in commedia: cosa sarebbe accaduto se fossero state le forze di destra a bloccare l’emiciclo parlamentare e a occupare i banchi del governo? Si sarebbe gridato al colpo di stato a reti e testate unificate.

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Detto questo, a mio personale avviso, sono quelli della Flotilla (ben più di altri) che dovrebbero rispondere ad alcune semplici domande. Chi ha finanziato un’operazione tanto onerosa? Perché la notevolissima somma necessaria all’acquisto di una cinquantina di barche non è stata destinata all’acquisto di aiuti? Perché questi cooperanti non hanno fatto convergere i loro aiuti nei canali ufficiali di distribuzione? Sono certi questi signori di poter escludere qualunque ruolo (come finanziatori, collaboratori o fiancheggiatori) da parte di soggetti o entità a vario titolo vicine al fondamentalismo islamista? E ancora: cosa pensano di fare quando arriveranno in prossimità delle acque territoriali israeliane e verranno inevitabilmente fermati?

Pretenderanno - a quel punto che la Marina italiana ingaggi una battaglia navale contro le forze di Gerusalemme? Quest’ultimo punto è stato ieri giustamente evidenziato da Giorgia Meloni: dove si vuole arrivare? Fino a che punto naviganti e zatteranti intendono spingere la loro provocazione? Il nostro auspicio rispetto a quel momento - è che una nave italiana sia a disposizione per raccattare i nostri sciagurati connazionali e riportarli a casa. Con un piccolo dettaglio, però: che tutta questa tarantella sarà pagata dai contribuenti italiani.

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Tra l’altro, il ministero degli Esteri israeliano ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver offerto collaborazione logistica per consentire che gli aiuti portati dalla Flotilla arrivino effettivamente a Gaza attraverso canali sicuri. La risposta è stata negativa: è evidente che qualcuno ha in mente la ricerca dell’incidente politico, cioè forzare il blocco e presentarsi come martiri. E ieri, per sovrammercato, il ministro Tajani ha pazientemente avanzato un’ulteriore ipotesi per favorire le consegne: vedremo se e quale sarà la reazione.

E allora diciamocelo, essendoci liberati dal fardello di qualunque residua ipocrisia. Qui l’obiettivo di naviganti e mozzi è quello di creare il “caso” con Israele e- soprattutto - di poter rovesciare la colpa sul governo italiano, per apparecchiare un’ennesima chiassata d’autunno. È un film scontato: tanto quanto le piazzate, le scenate, le occupazioni, con annesse strillate a favore di telecamera, da parte del collaudato cast formato dalla compagnia di giro Schlein-Conte-Bonelli-Fratoianni.

Non è un paradosso: sarebbero loro a dover riferire in Parlamento su questa miserabile strategia dello sciacallaggio politico e del caos. Non solo: con l’occasione, dovrebbero anche rispondere (non lo hanno fatto né loro né le associazioni d’area) sul significativo caso del capetto islamista di una delle barche della Flotilla che se n’è andato perché non voleva vedere intorno a sé persone omosessuali o impegnate nella causa lgbt. Eccolo il cortocircuito spettacolare: qui a casa i nostri eroi progressisti si sbracciano per mostrarsi a favore di ogni libertà; ma poi, in trasferta, non si fanno problemi a inginocchiarsi davanti ai loro compagni di strada integralisti, che sfacciatamente calpestano libertà e diritti. Ma non ditelo alla compagnia teatrale Pd-M5S-Avs: potreste scatenare una loro ennesima crisi isterica.

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