Parole che suonano come una lezione ai manifestanti pro-Pal quelle pronunciate da Giorgia Meloni durante la cerimonia per la festa di San Francesco. La pace non si materializza "quando la si invoca ma quando la si costruisce con impegno, pazienza e coraggio. È quanto ci auguriamo stia accadendo in queste ore in Palestina. Sono fiera del contributo al dialogo dato dall'Italia, in prima linea negli aiuti umanitari e come interlocutore credibile, senza cadere nella trappola della contrapposizione frontale che molti invocano". Parlando ad Assisi, il presidente del Consiglio ha fatto riferimento al piano di pace Usa accettato sia da Israele che da Hamas: "Questo vorrebbe dire tornare finalmente alla pace in Medio Oriente. Una luce di pace squarcia le tenebre della guerra".
D'altronde - ha ricordato Meloni - "sono 56 i conflitti in corso nel mondo, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale. La pace, il dialogo e la diplomazia sembrano non riuscire più a convincere e l'uso della forza prevale in troppe le occasioni. Questo scenario non deve spingerci alla resa". Lo stesso San Francesco "è stato un uomo estremo ma non un estremista. Ha dato l'esempio della povertà ma non quello della miseria che lui e i suoi fratelli hanno sempre combattuto".
Con il presepe, è "la più dolce e profonda rappresentazione universale di un Dio che si è fatto bambino ed è venuto al mondo, nel mondo", San Francesco ha voluto "insegnare agli uomini ciò che gli uomini non avevano conosciuto prima di lui. Il perdono, addirittura l'amore per il nemico". Ciò detto, "San Francesco non è stato un trovatore sognante, ma un uomo d'azione, rapido fin quasi a essere precipitoso nei compiti che assumeva o negli impegni che prendeva. Non amava i compromessi, le mezze verità, i sotterfugi: era esigente, come sono esigenti i santi, uomini e donne tanto normali quanto radicali nel coraggio delle loro scelte".