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Regionali, ecco che cosa può cambiare dopo il voto in Calabria

di Pietro Senaldi lunedì 6 ottobre 2025

4' di lettura

Roberto Occhiuto dovrà aspettare fino alle 15 di oggi per sapere se è stata vincente la sua scommessa di dimettersi con un anno d’anticipo da governatore della Calabria. L’esponente di Forza Italia ha fatto il passo indietro per poi ricandidarsi subito in risposta all’inchiesta per concorso in corruzione che lo vede protagonista. «Troppi miei predecessori, nell’ultima parte del loro governo, sono stati fatti oggetti di inchieste giudiziarie che ne hanno determinato la fine politica e dalle quali, anni dopo, sono usciti indenni. Io non voglio fare la stessa fine e soprattutto non volevo lasciare ferma la Calabria. Ho chiesto una reinvestitura popolare per rinascere perché, finché rimanevo fermo sotto schiaffo della magistratura, nessuno faceva più niente e la regione restava paralizzata» ha confessato a Libero prima del silenzio elettorale. La sfida calabrese di Occhiuto contro Pasquale Tridico, candidato presidente del campo largo, è difficile proprio perché data per vinta troppo presto e troppo unanimemente.

Se l’attuale europarlamentare grillino vincerà, sarà un colpo a sorpresa che farà male al centrodestra, ma acuirà anche le rivalità a sinistra tra M5S e Pd, tra i quali la lotta per la leadership della coalizione in prospettiva delle Politiche 2027 è un capitolo aperto. Il risultato di oggi pomeriggio sarà comunque importante per una serie di ragioni. 1) Se la vittoria del centrodestra in Calabria dovesse aggiungersi a quella della settimana scorsa nelle Marche, fallirebbe il progetto di Elly Schlein di fare di questa tornata elettorale autunnale la prima spallata alla maggioranza di Giorgia Meloni. Nella migliore delle ipotesi per il Pd, la sfida delle Regionali finirebbe 3-3 e non 4-1 come diceva in giro con sicumera la segretaria dem fino a tre mesi fa. Sarebbe la fine della narrazione del campo largo in grado di affermarsi ovunque che la testardamente unitaria Schlein va ripetendo da sempre e al quale ha sacrificato ogni possibilità di unitarietà del suo partito. 2) La Calabria, come le Marche non sono un feudo del centrodestra, diversamente da come lo è invece la Toscana, dove si vota la prossima settimana, per il centrosinistra, che qui ha sempre avuto un governatore targato Pd.

Occhiuto confermato con buon margine, come Acquaroli, sarebbe la conferma di un modello di governo locale del centrodestra che, già consolidato nelle Regioni del Nord, inizia a radicarsi anche al Centro e nel Sud. Tanto più che Occhiuto ha rivendicato di aver cambiato politica sanitaria in una regione dove il comparto è commissariato da quindici anni e che, prima del 2026, a condizioni invariate, potrebbe vedere revocata questa penosa situazione. 3) Vittoria chiama vittoria. La Calabria potrebbe riaprire una delle tre partite che si annunciano proibitive per il centrodestra, in Toscana, Puglia e Campania. Soprattutto in quest’ultima regione, dove la sinistra è divisa, con l’individuazione di una candidatura forte la maggioranza potrebbe sperare di riaprire la partita. Il gioco è sfruttare le guerre intestine che agitano il campo largo sotto la candidatura solo in apparenza unitaria del grillino Roberto Fico.

Il governatore uscente, Vincenzo De Luca, che estende il proprio potere e la propria influenza anche alle forze moderate, non perde giorno per umiliare il candidato comune. Per tenerlo nell’alleanza, Elly ha dovuto nominargli il figlio, Piero, segretario regionale del Pd, scontentando i suoi fedelissimi. Schlein è costretta a sostenere Fico ma la vittoria del candidato sarebbe comunque per lei una sconfitta, perché rinforzerebbe Giuseppe Conte e perché l’ex presidente della Camera è sostenuto in area dem da Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli, potenziale candidato a Palazzo Chigi contro Giorgia Meloni. 4) Una sconfitta in larghe dimensioni di Tridico in Calabria, assolutamente da non escludersi, confermerebbe per l’ennesima volta la mancanza di classe dirigente di M5S. I grillini contro Occhiuto hanno schierato il meglio che avevano, ed è sembrato davvero poco. Impreparato, massimalista senza avere proposte, svogliato, prevedibile, privo di personalità e senza rete. Il Pd calabrese ha dovuto turarsi il naso per far piacere a Elly e votare il papà del reddito di cittadinanza.

Conte lo ha scelto nella speranza che il professore portasse voti a M5S e lo mantenesse primo partito nella Regione. Se stasera non sarà accaduto, l’ex premier avrà un motivo in più per pensare che l’alleanza con il Pd lo penalizza anziché agevolarlo. Una riflessione che potrebbe essergli confermata il mese prossimo, in Campania, se De Luca o i dem sopravanzassero M5S. 5) Il solo momento di vitalità della campagna elettorale del professor Tridico, ricca di gaffe indegne di uno studente un po’ tonto, è stato il comizio con la filosofa Donatella Di Cesare, capolista con Alleanza Verdi e Sinistra. Un tripudio di bandiere palestinesi e inni a Gaza che poco hanno a che spartire con i problemi dei calabresi. Una sonora bocciatura nell’urna, proprio nel fine settimana della grande mobilitazione indetta da Maurizio Landini e compagni contro Israele, sarebbe la conferma del detto “piazze piene, urne vuote”, nonché la prova che, per quanto si allarghi, il campo della sinistra non riesce a intercettare nuovi elettori. Cosa peraltro che non deve stupire, non essendo esso in grado di produrre nuove proposte.

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