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Campania, il centrodestra verso l'intesa: favorito Cirielli

di Pietro Senaldi mercoledì 8 ottobre 2025

4' di lettura

È una sceneggiata napoletana, e quindi alla fine tutto andrà a posto e ciascuno farà la sua parte in commedia. Non si può nascondere però che la candidatura del viceministro degli Esteri, il fratello d’Italia Edmondo Cirielli, alla presidenza della Regione Campania per il centrodestra, sempre che avvenga, arriverà ufficialmente dopo un intenso travaglio.

Giorgia Meloni ha fatto sapere che oggi i leader del centrodestra si troveranno per definire e ufficializzare le ultime candidature per le Regionali. Il Veneto è destinato al leghista Alberto Stefani. In Puglia la parola definitiva spetta a Forza Italia: toccherà probabilmente all’industriale d’area Luigi Lobuono, più difficilmente al deputato salentino Mauro D’Attis o a un terzo nome dell’ultima ora. Quanto alla Campania, i giochi sembrano fatti, anche se la questione si sta trascinando troppo per avere certezze. Ed è responsabilità di tutti. Cirielli ieri ha ringraziato Giorgia Meloni e dichiarato di «voler essere il candidato della coalizione», dopo aver incassato il sostegno di Fdi e Lega. Forza Italia è rimasta sulle sue e Cirielli l’ha attaccata: «Mi stupisco dei tentennamenti e confido che i leader ricompongano la controversia» ha dichiarato il generale dei carabinieri da tempo votato alla politica, «lo stesso coordinatore regionale azzurro, l’eurodeputato Fulvio Martusciello, ha dichiarato che secondo lui sono il candidato più forte e i sondaggi che ha in mano lo dimostrano». C’è chi lega il via libera dei forzisti alla disponibilità del viceministro a lasciare il proprio ruolo di governo, dove lavora alle dipendenze del leader degli ex berlusconiani, il ministro Antonio Tajani, anche in caso di sconfitta, per rimanere in Campania e guidare e costruire la coalizione. C’è chi sostiene che gliel’avrebbe chiesto anche la premier.

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Tuttavia si vota tra più di un mese e il nodo delle dimissioni dall’esecutivo non sarà sciolto ora. La questione sarà probabilmente rimandata, con la scusa che la Regione è contendibile e Cirielli corre per vincere. Cambiare ancora una volta strategia d’altronde darebbe la sensazione che la scelta del candidato sia una tela di Penelope inestricabile.

L’esponente di Fdi è molto determinato. Sostiene di non aver chiesto lui la candidatura, ma certo ne è soddisfatto, al punto da aver chiesto un passo indietro al figlio Italo, che aveva in programma di presentarsi per il consiglio regionale. Pensa di essere otto punti indietro rispetto al candidato dell’opposizione, Roberto Fico. Ci sono, stimati, tra i cento e i centoventimila voti da recuperare per vincere. Impresa ardua ma non impossibile. Diecimila dovrebbe portarli l’ex sindaco di Avellino, Gianluca Festa, transitato dalle liste civiche ma nato nel Pd. Altri quarantamila dovrebbe garantirli il casertano Nicola Caputo, l’assessore all’Agricoltura di Vincenzo De Luca passato di recente a Forza Italia. La strada è quella: pescare tra i progressisti moderati o i centristi che il governatore uscente ha attirato a sé nei suoi dieci anni di regno ma che sono, al pari del presidente sceriffo, perplessi, per non dire disgustati, dalla prospettiva di passare sotto gli ordini del grillino Fico.

È un mondo vasto, quello deluchiano e anche piddino e centrista che non se la sente di consegnare se stesso e la Regione a un esponente Cinque Stelle ritenuto tra i meno competenti e più estremi. Per di più, il governatore uscente non manca di alimentarlo quotidianamente sparando bordate violentissime contro l’uomo che vuole sostituirlo e che, in teoria, lui dovrebbe sostenere. Proprio perché la sfida campana d’un tratto sembra giocabile dal centrodestra, soprattutto su insistenza di Forza Italia e del mondo imprenditoriale campano che ruota intorno agli azzurri, si è insistito fino all’ultimo per una candidatura civica, per allargare il campo dei potenziali elettori. La parte più moderata dell’alleanza spingeva per qualcuno che non caratterizzasse troppo a destra la proposta. Sfumata quella dell’ex presidente di Confindustria, Antonio D’Amato, a lungo corteggiato ma che non ha mai davvero considerato di scendere in campo, si era pensato al prefetto di Napoli, Michele Di Bari. Erano stati considerati anche i nomi di Giosy Romano, avvocato amministrativista sostenuto da Forza Italia ma gradito anche al commissario Ue e fratello d’Italia Raffaele Fitto, e dell’imprenditore Costanzo Iannotti Pecci, suggerito invece da Cirielli. Per un gioco di veti incrociati, tuttavia, le due candidature si sono elise a vicenda.

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Dopo le schermaglie di rito, la via per il centrodestra ora è segnata: compattarsi intorno al candidato prescelto, che sulla carta è quello che parte con il più alto consenso di base, e cercare di allargare il potenziale elettorato con delle liste che guardino al centro. La sfida per la Campania d’altronde, se vinta, assesterebbe al campo largo un colpo mortale. Non solo trasformerebbe le Regionali, che nella narrazione di Elly Schlein avrebbero dovuto rappresentare l’inizio della fine di Giorgia Meloni, nel capolinea della segretaria dem, ma sancirebbe anche l’inutilità dell’alleanza tra M5S e Pd e farebbe seriamente considerare a Giuseppe Conte l’ipotesi di correre da solo alle prossime Politiche. Smonterebbe poi un’altra narrazione, quella del modello Manfredi, il sindaco di Napoli. Mezzo Pd e Matteo Renzi lo raccontano come un modello da esportazione. Chi vive nella sua città e vorrebbe fare impresa è però convinto che sia un bluff e definisce Vuttamm ‘a scurdà il suo modello; traduzione: mandiamolo nel dimenticatoio, a significare tanto l’incapacità e la scarsa disposizione del suddetto a risolvere i problemi quanto la fine che più d’uno vorrebbe fargli fare.

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