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Pro-Pal, cortei e occupazioni: continua la guerra contro Meloni

di Massimo Sanvito sabato 11 ottobre 2025

3' di lettura

Come? Hanno firmato la pace? Pure Hamas è d’accordo? Vabbè... chissenefrega. Continuiamo a occupare università, scuole e piazze. Il pro-Pal pensiero è questo: il caos generalizzato vale più dell’obiettivo. Da nord a sud, ci sono sempre i comunisti di Cambiare rotta e l’Unione sindacale di base a tenere le redini della protesta permanente.
Insieme alla manovalanza di centri sociali, collettivi studenteschi e “maranza”. Il grido di battaglia è sempre il solito: «Blocchiamo tutto!».

L’ultima scusa per prolungare i picchetti è il disegno di legge numero 1627 (a prima firma Maurizio Gasparri di Forza Italia) che propone di adottare ufficialmente, in Italia, la definizione di antisemitismo elaborata dall’International Holocaust Remembrance Alliance. «Ddl bavaglio», lo ha ribattezzato Cambiare rotta. «Non serviranno a nulla le intimidazioni delle governance dei nostri atenei e il tentativo da parte del nostro governo di criminalizzare la solidarietà con la Palestina: gli studenti di questa città sanno da che parte stare e sono pronti a bloccare tutto finché non si passerà dalle parole ai fatti e non verrà rotta ogni complicità con il sionismo», dicono gli universitari rossi di Milano, che oggi sfileranno ancora in corteo, bloccando il centro della metropoli, a braccetto con l’Associazione dei palestinesi d’Italia.

Sempre nel capoluogo lombardo prosegue senza intoppi (a proposito: la rettrice c’è?) l’occupazione “militare” della Facoltà di Scienze Politiche della Statale da parte del collettivo Rebelot, tra lezioni tenute da professori dello stesso ateneo, allenamenti di pole dance e dj set. Gaza è solo la scusa per fare tutto tranne che studiare. Idem a all’università di Bologna, dove contro il genocidio Cambiare rotta ha organizzato karaoke e tornei antisionisti di freccette e ping pong. Capito? Nella Capitale, invece, all’ateneo di Roma Tre, i giovani comunisti - in spregio a ogni regola- hanno occupato un’aula denominandola “Gaza” «in cui si potrà finalmente parlare di Palestina».

E a Torino? Oggi pomeriggio, in piazza Castello, il coordinamento “Torino per Gaza” sarà di nuovo in trincea a urlare «Palestina libera». Una risposta, dicono loro, alle perquisizioni operate ieri all’alba dalla Digos nei confronti di tredici pro-Pal protagonisti dei disordini dei giorni scorsi, tra assalti alla polizia e blocco dell’aeroporto di Caselle. Quanto invece all’Usb, il sindacato rosso, anzi rossissimo, che ormai ha sorpassato a sinistra la Cgil di Maurizio Landini, le cento piazze per Gaza diventeranno cento «assemblee permanenti operative». Ierim insieme ai portuali antifascisti, si sono dati appuntamento al porto di Genova per bloccarlo.

Poco importa che la missione finto-umanitaria della Flotilla sia naufragata e che un primo accordo di pace sia stato firmato tra Israele e Hamas. Non si esaurisce «il percorso che abbiamo iniziato, anzi», dicono i sindacati. «Innanzitutto perché il genocidio non si è fermato. Ma anche perché è sempre più evidente la ragione della complicità del governo Meloni con lo Stato terrorista di Israele». Dunque, che fare? «È il momento di organizzare una mobilitazione permanente che impedisca al governo Meloni di trascinarci verso la guerra. E per farlo abbiamo bisogno di collegare la lotta contro la guerra agli effetti sociali del riarmo: i bassi salari, l’aumento dello sfruttamento, la precarietà, il taglio dei servizi pubblici, il carovita. È ora di costruire un ampio fronte popolare contro il governo Meloni che non svenda la straordinaria partecipazione di queste settimane».

E i Giovani Palestinesi, che da due anni animano i cortei del sabato in tutta Italia? Pur esultando per l’accordo sul cessate il fuoco a Gaza («una vera e propria vittoria palestinese»), hanno invocato ancora la cancellazione di Israele dalle carte geografiche («questo sacrificio non è stato vano e sarà nostro dovere ripagarlo, ricostruendo Gaza e costruendo la strada per la Palestina libera, dal fiume al mare») e santificato gli attacchi terroristici perpetrati da Hamas il 7 ottobre 2023 (postando la risposta del matematico Piergiorgio Odifreddi a David Parenzo su La7: «Il 7 ottobre è resistenza? Sì»).

Oggi saranno in piazza a Torino per chiedere la liberazione dei dieci antagonisti raggiutni da altrettante misure cautelari per manifestazioni pro-Pal andate in scena nel 2023 e nel 2024.

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