Da settimane si rincorrono voci sull'insofferenza covata da Elly Schlein nei confronti di Silvia Salis. La segretaria del Pd, riferivano fonti di partito, non avrebbe gradito l’"iperattivismo" politico della sindaca di Genova, considerata da ampie porzioni del Nazareno l'astro nascente del centrosinistra. C’è chi, nel Pd, tratteggia per Silvia Salis un futuro da candidato premier.
E ieri, sabato 11 ottobre, Elly e Silvia si sono incontrate, faccia a faccia. Come riporta Repubblica, mezz’ora di colloquio nell’ufficio di rappresentanza di Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova: "Sopra la testa gli stucchi della dimora cinquecentesca diventata municipio, sul tavolo i temi della città e delle prossime sfide elettorali per il centrosinistra", si legge sul quotidiano di oggi, domenica 12 ottobre.
Un incontro finito al centro dell'analisi dei militanti. A sera, racconta sempre Repubblica, nel Pd genovese “si rincorre la parola pace”, ma più d’uno “si spinge ad accreditare un patto di non belligeranza”. Una formula che, pur affrancandosi dallo scontro aperto, è ben distante da una reale riconciliazione politica, dalla "pace".
Schlein ha voluto riportare il dibattito sui temi concreti: “Andiamo avanti con l’alleanza progressista unita in tutte le regioni e i risultati parleranno”, ha dichiarato la segretaria, sottolineando la necessità di concentrare ogni sforzo sulle prossime regionali. Da parte sua, Salis ha ribadito che l’incontro non aveva nulla di conflittuale: “È stato un incontro di sostegno, con Elly ci sentiamo spesso, vuole stare vicino al progetto costruito insieme a Genova”, ha spiegato, cercando di mettere fine alle illazioni sul suo futuro politico. Ci riuscirà? Tutto da vedere perché, al netto degli abbracci in favor di telecamera che hanno seguito l'incontro, quelle parole, "il patto di non belligeranza", non sembrano offrire solide garanzie sul futuro. La domanda è semplice, scontata: quanto può reggere, quel patto?