La faceva facile, Dario Nardella. "La popolazione della Toscana è più del doppio della popolazione di Marche e Calabria. I dati vanno valutati anche in questo modo. Questa vittoria in Toscana può essere una bella spinta per le tre importanti regioni dove andremo a votare", spiegava l'europarlamentare del Pd mercoledì pomeriggio. Lo scrutinio delle regionali in Toscana era appena iniziato ma la vittoria di Eugenio Giani appariva già chiara e così la mente dell'ex sindaco di Firenze e di tutto lo stato maggiore democratico volava alle imminenti elezioni in Puglia, Campania e Veneto. "Le somme si dovranno tirare alla fine - esultava ancora Nardella -, la Toscana ha invertito la rotta e se lo fa in modo così netto e inequivocabile ci farà dimenticare presto quello che è successo nelle Marche e in Calabria e ci farà guardare con fiducia alle prossime tre regioni".
La verità è che per il Pd e le opposizioni la strada è ancora in salita e lo resterà per parecchi mesi. C'entrano i sondaggi, certo: l'ultimo, quello di Swg per il TgLa7 di Enrico Mentana, vede Fratelli d'Italia primissimo e stabile al 30,8%, davanti al Pd lontano al 21,8% (-0,1) e al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte al 13,4% (in calo dello 0,2).
Ma è più una questione di "onda", con l'aritmetica che fin qui rispecchia il sentimento dell'intero Paese: come ricorda anche il Giornale, il centrodestra oggi amministra 13 regioni su 20, avendo fatto il pieno in quello che un tempo era il terreno di conquista della sinistra. Se si eccettua la Valle d'Aosta in mano agli autonomisti, nel Nord domina la maggioranza di governo dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte al Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia.
Con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi sono poi arrivate le conferme in Basilicata (Vito Bardi), Marche (Francesco Acquaroli), Piemonte (Alberto Cirio), Abruzzo (Marco Marsilio) e Calabria (Roberto Occhiuto), mentre contemporaneamente il campo largo ha vinto in due roccaforti rosse come Emilia Romagna e Toscana (due conferme) e strappato al centrodestra due regioni comunque di tradizione progressista come Umbria e Sardegna. In questo autunno, in ogni caso, non arriverà la tanto annunciata "spallata" al governo di Roma, visto che alle prossime elezioni in novembre il Veneto difficilmente cambierà colore mentre Campania e Puglia appaiono partite ancora aperte. Con ogni probabilità, dunque, nella migliore delle ipotesi Schlein potrà chiudere la tornata elettorale post-estiva sul 3-3. Non proprio un trionfo, diciamo.