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I magistrati? Una categoria che "ha perso la sua credibilità". Ecco perché - come anticipato da Francesco Boccia - il Pd non farà una campagna elettorale in "difesa dei magistrati" per il referendum sulla separazione delle carriere. Un sentimento - riporta il Foglio - molto comune all'interno del Pd. Lo stesso Andrea Orlando non nasconde che a suo dire "la riforma sulla separazione delle carriere fa schifo e l’ho già detto a una conferenza di Area, la corrente della magistratura", "ma pensare di fare una campagna referendaria per difendere i magistrati sarebbe sbagliato. Io non farò una campagna in difesa della magistratura ma solo contro una riforma che ritengo pericolosa, che non toglie potere ai magistrati ma che ne aumenta l’arbitrio. Penso di più: c’è da aver paura. Peseranno i social e i magistrati si sentiranno in dovere di assecondare le emozioni del momento".
E sempre Orlando: "È un paradosso ma preferirei che il potere della magistratura fosse sotto l’esecutivo perché saprei con chi prendermela. Con questa riforma il potere giudiziario non avrebbe più controllo". Quanto basta a far pensare al quotidiano di Claudio Cerasa che sta uscendo di scena "il partito dei magistrati" come alleato del Pd.
Ecco allora che il 28 ottobre, quando la riforma verrà votata, sarà legge, i senatori del Pd parleranno in Aula "di smantellamento della Costituzione" e non di "attacco alla magistratura altrimenti rischiamo perdere la battaglia con Meloni". Il motivo è semplice: il referendum sulla separazione delle carriere precederà le elezioni politiche e finirà per deciderle. Se il centrosinistra dovesse vincere è la prova che il governo è contendibile, la vittoria possibile, ma se il Pd dovesse perdere sarà il segnale che Meloni è imbattibile. E di proprio questo i dem hanno paura.