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Giuseppe Conte si crede Kissinger: "Trump ha perso tempo"

Il leader del Movimento 5 Stelle pensa di indossare i panni del fu diplomatico statunitense e dare lezioni al presidente del Consiglio
di Alessandro Gonzato mercoledì 29 ottobre 2025

3' di lettura

Giuseppe Conte si conferma un camaleonte in pochette. Ieri, intervistato al Salone della Giustizia, ha mandato una serie di messaggi alla Schlein, e il primo è che «il campo largo è una formula giornalistica, non ha senso». Ecco il secondo, collegato: «Ci vuole un leader, sulla base di quella che sarà la legge elettorale». Terzo, e si chiude il cerchio: «Il leader? Lo sceglieremo attraverso le primarie o con altri metodi». Se ci sarà una nuova legge elettorale – la modifica del “Rosatellum” è molto probabile – verrà introdotta l’indicazione del candidato premier, e quindi potrebbe esserci una sfida diretta con Elly. Tra «gli altri metodi» – e questo scenario potrebbe riguardare anche le primarie – c’è quello che una parte del Pd per liberarsi della Schlein converga su Conte, una legge del contrappasso dopo che i 5Stelle alle primarie dem hanno aiutato Elly a sconfiggere Bonaccini, che per Giuseppi sarebbe stato più difficile da disarcionare in seguito. Conte, il quale ha l’unico obiettivo di rifare il premier, è interessato alla nuova legge elettorale per un ulteriore aspetto: i collegi maggioritari uninominali, che adesso assegnano il 37% dei seggi in parlamento, verrebbero cancellati. A quel punto il Pd non avrebbe più il modo di cedere posti ai 5Stelle, i quali avrebbero un’altra ragione in meno per stringere l’alleanza. L’ex avvocato del popolo modellerà la strategia a seconda della convenienza.

LEZIONI GEOPOLITICA
Ieri intanto ha dichiarato quali sarebbero le sue priorità già oggi a Palazzo Chigi: «Se fossi stato presidente del Consiglio» – lo è già stato miracolato sulla via di Volturara Appula – «sarei stato col resto del mondo, 160 Paesi, quasi tutti, che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina», e fa niente se il segretario di Stato americano Marco Rubio ha spiegato che quell’atto simbolico-propagandistico ha rallentato il processo di tregua, perché aveva rinvigorito Hamas. Il Kissinger foggiano poi ha informato: «Se fossi stato premier mi sarei battuto per un totale embargo, avrei chiamato ogni giorno Netanyahu per fermare lo scempio del genocidio e avrei chiamato anche Trump per convincerlo che, senza attendere tutto questo tempo, doveva subito fermare l’orrore. Così si fa», ha sentenziato, «se hai la schiena dritta».

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TUTTE LE GIRAVOLTE
Se ce l’hai storta invece prima governi con la Lega e l’indomani col Pd, oplà; festeggi per i “decreti sicurezza” e dopo un anno li stracci; voti per inviare armi in Ucraina e poi visto che lo fa anche il Pd ci ripensi; sei contro il doppio mandato ma dato che non potresti ricandidare mezzo partito diventi favorevole; sempre con la schiena dritta Conte di recente ha invocato la «guerra commerciale» contro Trump, per via dei dazi, e sei anni fa da premier – era l’8 ottobre 2019 – aveva dichiarato: «Serve un negoziato che deve tendere a evitare una spirale di guerra commerciale che sarebbe deleteria per tutti». Ah, i 5Stelle hanno cambiato idea pure su chi riceve un avviso di garanzia: basta con l’«onestà», chissenefrega, nessuno deve dimettersi e tutti possono candidarsi. Torniamo a ieri. Conte, appena riconfermato presidente dei 5Stelle dagli iscritti – ha disertato il voto il 42% degli aventi diritto ma stavolta l’astensionismo non conta, si capisce – Giuseppi è stato involontariamente autoironico: «Da noi c’è una particolarità, chiunque si poteva candidare alla presidenza. Che ci sia stato solo io è stato una sorta di riconoscimento che mi onora. La nostra», attenzione, «è una comunità dove c’è un grandissimo confronto democratico. La base è stata investita lo scorso anno di un grande evento di democrazia diretta che è stato Nova», dove magicamente sono stati votati tutti i desiderata del capo, dalla regola del secondo mandato in giù. Poi Conte ha provato col sarcasmo: «Da noi non verrebbe mai in mente a nessuno di mettere il fratello o la sorella a capo del partito o nominare un cognato come ministro. Noi siamo molto democratici». E anche coerenti. Uno, nessuno, Giuseppe Conte.

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