L'Esecutivo italiano era bene a conoscenza dell'esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025. È quanto si apprende da fonti di governo, che spiega come in quei dati che il ministero degli Esteri italiano aveva ricevuto, pressoché contestualmente con l'emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale Internazionale de L'Aja, una richiesta di estradizione da parte dell'Autorità giudiziaria libica. Questo dato - proseguono le stesse fonti - ha costituito una delle ragioni fondamentali per le quali il Governo italiano ha giustificato alla CPI la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia.
Tutto ciò - spiegano - è facilmente riscontrabile da chiunque sul sito della Corte, ed è stato ampiamente illustrato in sede di Tribunale dei ministeri, di Giunta per le autorizzazioni della Camera e nell'Aula della Camera stessa: è pertanto singolo che questo elemento, obiettivo e pubblico, rappresenta una assoluta novità per tanti esponenti delle opposizioni.
La novità reale rispetto al 20 gennaio 2025 - spiegano le fonti di Governo - è invece quanto avvenuto a Tripoli con gli scontri armati scoppiati nel maggio 2025, innescati dall'uccisione di Abdelghani Gnewa Al Kikli. A seguito di ciò, la Forza Rada, di cui Almarsi è esponente di spicco, è stata indebolita militarmente e politicamente, e ha subito un ridimensionamento, con una importante cessione di fatto del monopolio delle funzioni di sicurezza delegata e della capacità di controllo del territorio. Proprio questo contesto di ridotta autonomia della Forza Rada - concludono - ha reso oggi il fermo di Almasri non solo materialmente possibile, ma anche funzionale a obiettivi interni del Governo di Unità Nazionale libico.