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Tutta la verità sulle tasse: ecco le bufale della sinistra

di Sandro Iacomettidomenica 9 novembre 2025
Tutta la verità sulle tasse: ecco le bufale della sinistra

4' di lettura

Meno tasse ai ricchi? Vediamo. Per supportare la sua audizione sulla manovra di bilancio il presidente dell'Istat Francesco Maria Chelli ha fatto preparare agli esperti dell'istituto statistico un corposo documento di quasi 50 pagine. Al suo interno ci sono molti focus e approfondimenti di grande interesse, ma di scarsa attinenza con le misure previste in finanziaria, come quello sulla disoccupazione nel Mezzogiorno o la rinuncia alle prestazioni sanitarie. Analisi buone per titoli di giornale e intemerate delle opposizioni, ma poco utili a capire quali siano gli interventi della manovra di bilancio e come modifichino l'andamento della spesa pubblica e le condizioni dei cittadini.

Sulle 50 pagine del rapporto alla “Revisione della disciplina dell'imposta sui redditi delle persone fisiche”, che è una delle misure principali della manovra che riguarda ben 14 milioni di contribuenti, è dedicato uno scarno paragrafo di 18 righe. Spazio sufficiente per spiegare che «l'85% delle risorse» è destinato «alle famiglie dei quinti più ricchi». Tutto qua. E un bel focus su come è cambiato il fisco negli ultimi 3 anni, magari spiegando gli effetti cumulativi dei vari interventi? Evidentemente non c'era spazio.

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Al limite sarebbe anche bastato fare il riepilogo delle puntate precedenti, prendendo spunto proprio dalle analisi dell'Istat in occasione delle manovre degli anni scorsi. Dall'audizione del novembre 2024, ad esempio, si apprende che per rendere strutturalmente il taglio del fiscale cuneese (esteso da 35mila a 40mila euro di reddito annuo) e la rimodulazione delle aliquote Irpef (di fatto si è abbassata dal 25 al 23% l'aliquota tra i 15mila ei 28mila euro e si è alzata la no tax area da 8.174 a 8.500 euro) il governo ha messo sul piatto 18 miliardi di euro. La platea coinvolta da queste misure è di 17 milioni di contribuenti (con effetti azzerati sopra i 40mila euro), con benefici sul reddito che in media si aggirano sui mille euro.

Interessante è anche dare uno sguardo all'audizione del novembre del 2023, dove l'Istat, anche in questo caso non riesce non dire che l'accorpamento delle aliquote va a favore «delle famiglie dei due quinti più ricchi». Però poi l'Istituto, calcolando l'effetto cumulato tra riforma Irpef e taglio del cuneo, è costretto ad ammettere che, ebbene sì, l'indice di Gini che misura le disuguaglianze di reddito nel Paese scende. Il che significa, considerato che Bankitalia sostiene che l'ultima manovra non modifica le disuguaglianze (e basterebbe questo a far capire che non c'è alcun regalo ai ricchi), che gli interventi del governo in materia fiscale nell'arco della legislatura hanno aumentato l'equità economica delle famiglie. Ma veniamo agli aiuti ai Paperoni di cui tanto si parla in questi giorni. L'importo complessivo stanziato è di 2,9 miliardi, un po' meno, ad occhio, dei 18 spesi per aiutare i redditi più bassi.

La platea complessiva dei beneficiari, come si diceva, è di 14 milioni. I quali riceveranno in media un vantaggio fiscale di 276 euro all'anno. Qualcuno all'inizio, quando erano cominciate a circolare le prime cifre, aveva legittimamente criticato il governo perché concedeva solo briciole al cosiddetto ceto medio. Ascoltati i pareri di Bankitalia e Istat, la musica è cambiata: le briciole sono diventate sfacciati regali ai ricconi. Quelli proprio pieni di soldi (ricordando sempre che sopra i 200mila euro si azzera qualsiasi effetto e che stiamo parlando della riduzione dell'Irpef tra i 28mila ei 50mila euro di reddito) si porteranno a casa, udite udite, 440 euro l'anno. Molti in realtà hanno smesso di leggere il Documento dell'Istat dopo la parola «ricchi».

Tanto, a che servire andare avanti? Bastava però scendere di un paio di righe per apprendere che per «tutte le classi di reddito il beneficio comporta una variazione inferiore all'1% sul reddito familiare». Quindi l'accusa contro il governo è di aver favorito italiani che vivono del proprio lavoro, pagano le tasse, e si portano a casa circa 2.500 euro al mese aumentando di uno zero virgola il loro benessere economico. Tanto per essere chiari. Ma vediamo anche un po' più nel dettaglio chi sono questi spudorati privilegiati che sono stati coperti d'oro dall'esecutivo di centrodestra con ben 3 miliardi rispetto ai 18 elargiti alle fasce più povere. Tra i 29mila ei 35mila euro di reddito c'è il 10,24% dei contribuenti che versa il 13,16% dell'Irpef. Occhio che ora il dislivello sale. Da 35 a 55mila passano rispettivamente all'11,35% e al 23,40% del gettito. Da 55mila a 100mila il rapporto è 4,17% e 17,88%.

Nella fascia, infine tra 100 e 200mila troviamo l'1,31% dei contribuenti che versa l'11,84%dell'Irpef. Facendo i calcoli si scopre che stiamo parlando del 27% del totale dei contribuenti che versa allo Stato il 66,72% del gettito complessivo dell'imposta sul reddito. È bene ricordare che tali entrate servono a finanziare i sussidi di disoccupazione, le pensioni sociali, i bonus e tutto ciò che serve a tenere in piedi il nostro generoso sistema di welfare. Ecco, a quei maledetti ricconi che si fanno carico di aiutare chi è in difficoltà abbiamo tolto meno dell'1% di tasse. Roba da scendere in piazza coi forconi.

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